lunedì 28 luglio 2014

ENTRA NEL VIVO LA SECONDA EDIZIONE DEL "COSTA D'AMALFI PUPPETS FESTIVAL 2014"

Se qualcuno mi domandasse "Che cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?", risponderei certamente: "il saltimbanco, il clown, il pagliaccio"
Nel mio piccolo, quando mi è consentito, ci provo. Si dica qualsiasi cosa di me, l'accetto. Non si dica però che non sono allegro, che non ami scherzare. 
La premessa mi serve per far capire che questo "Costa d'Amalfi Puppets Festival 2014", dedicato al magico mondo dei burattini e delle marionette, che si sta svolgendo in Costiera, mi attira (e mi affascina) in modo particolare. 
Il programma prevede, domani, martedì 29 luglio, dalle ore 19.00, ad Amalfi, animazione e spettacolo con le Avventure di Gervaso e Carlotta, tratto da una antica fiaba popolare tedesca, dove protagonista è una coppia che vive ai margini del bosco, sbarcando il lunario in piccole faccende quotidiane dal sapore antico. Due caratteri in contrapposizione: la moglie, Carlotta, allegra e solare; il marito, Gervaso, buio e brontolone. I due formano una coppia teatrale di sicuro impatto, che innesca continuamente contrasti e piccoli battibecchi, vorticose situazioni comiche e dialoghi serrati, dal vago sapore del teatro dell’assurdo. 
Invece, sabato 2 agosto, a Ravello, dopo il laboratorio creativo, è in programma lo spettacolo Il Mondo salvato dagli animali, che propone una storia molto attuale, sul delicato tema della pace nel mondo. E’ una storia di animali e di uomini, a tratti delicata, buffa e paradossale, comunque divertente e frizzante. 
Si prosegue ad Amalfi, domenica 3 e martedì 12 agosto, con due appuntamenti. Il primo è un classico per bambini, Cappuccetto rosso, con tutti i temi della storia: il distacco, l'allontanamento dalla dimensione protettiva della famiglia, la curiosità del non conosciuto e l'insicurezza nei luoghi riattraversati, la gioia della scoperta di un bosco che appare nella sua bellezza e nelle piccole cose, il confronto con il lupo antagonista, che bisogna conoscere e poi sconfiggere. La storia di Cappuccetto rosso è in effetti la storia di ognuno di noi. Il secondo è tratto da un’altra bellissima favola: L’Amore delle tre Melarance: la storia di un principe, di un re, di buffoni e saltimbanchi, di maghi, streghe e principesse, fatta di intrighi, magie e trasformazioni; quindi non è solo una storia per i bambini ma riguarda tutti, sempre con divertimento. Tre musiciste con i loro tanti suoni e strumenti tenteranno di raccontarla a modo loro, giocando con la loro arte. 
Il festival sarà a Minori l'8 agosto e a Vietri sul Mare il 9 agosto con L’immaginifico Totò, divertente rappresentazione con attori e pupazzi. 
Mercoledì 13 agosto il pubblico si sposterà nella stupenda Conca dei Marini, dove toccherà ancora una volta a Lenny, con il suo spettacolo Lenny Clown Shows.

La Compagnia degli Sbuffi, già da qualche anno, è stata protagonista, sul territorio costiero, di eventi rivolti ai più piccoli  e, come si ricoderà, nel marzo dell'anno scorso ha organizzato a Maiori la Giornata Mondiale della Marionetta, riconosciuta come Patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco. La Compagnia, che opera a Castellamare di Stabia, ha promosso e finalmente ottenuto l’istituzione del Museo del Teatro di Figura presso la Reggia borbonica di Quisisana, dove saranno raccolti ed esposti numerosi materiali raccolti dalla tradizione dell’Opera dei Pupi italiana e straniera. All’iniziativa, che gode del patrocinio e del contributo economico dell’Ente Provinciale del Turismo, hanno aderito i comuni di Ravello, Amalfi, Maiori, Positano, Praiano, Cetara, Furore, Conca dei Marini, Vietri sul Mare, Minori.

“Il Festival è pensato per i bambini e le famiglie, quelli residenti e i tanti ospiti in Costiera, e  si candida ad essere il più importante evento interamente dedicato a loro nell’intera Regione  Campania” -  afferma la direttrice del Festival, Violetta Ercolano
A parte il preambolo, ovviamente, che a qualcuno farà storcere il naso, tutte queste cose che riguardano la manifestazione le ho lette nel comunicato stampa, redatto - al solito  - in modo preciso, inappuntabile, dall'amica e collega Giovanna Dell'Isola.


venerdì 25 luglio 2014

DOMENICA E LUNEDI', APPUNTAMENTI DA NON PERDERE COL FESTIVAL "AGEROLA SUI SENTIERI DEGLI DEI"



Rosalia Porcaro
Sull'altopiano dei Monti lattari, dov'è Agerola, posta a cavaliere tra il golfo di Napoli e la Costa d'Amalfi, continuano gli appuntamenti della terza edizione del festival Agerola sui Sentieri degli Dei.

Domenica 27 luglio, l’attrice comica Rosalia Porcaro porterà una ventata di allegria e risate con la sua galleria di personaggi femminili che l’hanno fatta amare dal pubblico. Monologhi grotteschi di donne che resistono alla disperazione e alla precarietà, di donne sognatrici o sfrontate e ribelli, appassionate e allo stesso tempo disincantate. Mamme che trattengono il più possibile le poche cose che hanno, mamme che lottano per la sopravvivenza abituate a stringere i denti e molto spesso con essi anche i figli. Attraverso Veronica, l’operaia della fabbrica di borse, Katiuscia, la cartomante, Natascia, la cantante neomelodica pronta a dispensare consigli in materia di cuore e sesso, Creolina, la commessa di merceria, l’aspirante escort e la Suocera impossibile, lo spettacolo propone una carrellata di caricature femminili, rappresentative di una umanità pronta a trovare nella disperazione la forza di reagire e d’inventarsi la vita. Persino la signora "Assundham" sfuggita ai missili americani, vive con assoluto ottimismo la precarietà della vita tanto da trasformare così, la tragicità del suo mondo, in un divertentissimo paradosso.


Luis Bacalov
Un concerto dedicato ai suoni del Sud America, che porterà ad Agerola la sensualità del tango, è quello che, lunedì 28, il compositore e pianista Luis Bacalov eseguirà al piano sul grande palco del parco Colonia Montana. Con lui anche il figlio Daniel alle percussioni, Giovanni Tommaso al basso, Juanjo Mosalini al bandoneon. Il programma comprende composizioni che ricercano punti d’incontro fra diverse culture musicali, approdando ad un risultato fortemente sincretico.

La carriera dell'ottantunenne musicista, nato a Buenos Aires, si divide fra l'intensa attività concertistica, l’insegnamento, l’arrangiamento e la scrittura di composizioni, di cui molte per il cinema come le musiche originali del film di Pier Paolo Pasolini Il Vangelo secondo Matteo, di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni dalle riprese. Un'opera che l'Osservatore Romano ha giudicato, qualche giorno fa, la più bella tra quelle (tante!) dedicate alla vita di Gesù.

Al termine della serata, il sindaco di Agerola, Luca Mascolo, conferirè a Luis Bacalov il premio Francesco Cilea  per la sua creatività artistica e per le sue composizioni armoniche.

DOMANI SERA, A RAITO, "LA VERA STORIA DI ENOCH ARDEN", CON MARIANO RIGILLO, PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI STRAUSS

Domani sera, sabato 26 luglio, alle ore 21 (ingresso libero), a Villa Guariglia in Raito di Vietri sul Mare, è in programma l'evento clou della sezione classica di questa XVII edizione dei Concerti d'estate, che da poco ha preso il via.  La rassegna, dedicata a Richard Strauss, omaggia il 150° della sua nascita con “La vera storia di Enoch Arden”, un melologo (lettura di un testo letterario con accompagnamento musicale) eseguito da Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini con, al pianoforte, lo stesso direttore artistico dei concerti, Francesco Nicolosi. La performance sarà preceduta, intorno alle ore 19, dalla presentazione del volume “La tentazione della vita” di Maria Monica Martino, edito dalla Fondazione Mario Luzi. 
Anna Teresa Rossini e Mariano Rigillo

Ai saluti istituzionali di Matteo Bottone, assessore al Patrimonio della Provincia di Salerno, della padrona di casa,  Barbara Cussino, dirigente del Settore Musei e Biblioteche della Provincia e dell’On. Alfonso Andria, seguiranno le relazioni di Alberto Granese, docente di letteratura italiana nell’università di Salerno, e di Mattia Leombruno, presidente della Fondazione Mario Luzi, con letture di Giuseppina Martino.
Ancora una volta, quest'anno, il festival è affiancato dalla Mappa del Gusto, il format organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio.


DOMANI, A RAVELLO, L'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI VIRGINIO QUARTA



Domani, sabato 26 luglio, alle ore 19.30, presso la Sala Meeting di Palazzo Avino a Ravello, sarà inaugurata la mostra “Opere recenti” di Virginio Quarta, con la direzione artistica dell’art promoter Bruno Mansi e l’organizzazione dell’Archivio Ravello Contemporanea. La personale propone un’ampia selezione di opere, tra dipinti, disegni, acquerelli, che l’artista salernitano ha dedicato alla Costa d’Amalfi - un territorio che lo ha sempre attratto - in una sorta di segreto e intimo dialogo. 
In questo senso le opere esposte sembrano ricostruire uno spazio sospeso tra passato e presente, un luogo d'incontro tra il ricordo dei viaggiatori di ieri e  le aspettative di quelli di oggi, ugualmente sedotti dalla bellezza degli scenari, rapiti dall'incanto del mare in cui vanno a tuffarsi le montagne, inebriati dall'aria mite che sa di gelsomino e di limoni, cullati dal lento e dolce scorrere del tempo.
Quarta - leggo nel comunicato stampa di Giovanna Dell'Isola  - "dà sostanza a una dimensione ideale, sognante, intessendo la tela di memorie, quelle personali  e quelle dei tanti ospiti che ancora oggi vengono rapiti senza scampo dal paesaggio che li circonda. Ogni camera da letto, ogni salottino che si attraversi, ogni finestra che si apre diventa un incontro con il sublime: architetture che sanno di oriente, eleganti arredi, morbidi e raffinati tessuti si mescolano a un'eccitante natura che esalta la tavolozza del pittore attento a cogliere ogni minimo particolare, ogni minimo cambiamento del colore e, quindi, della luce".
“Il silenzio è la sensazione prevalente, in una parola, la sospensione, che invade il nostro cuore quando  ci troviamo a contatto con gli interni borghesi dei quadri di Quarta, - scrive nel catalogo Alfonso Di Muro -, volutamente privi di ogni presenza umana, ma non del tutto orfani delle orme e delle tracce lasciate dai protagonisti di scene abbandonate dagli attori: ed ecco allora letti disfatti, lenzuola stropicciate, poltrone che recano l’impronta della persona sedutavi in precedenza e che forse comunicano ancora il calore del corpo che per del tempo vi si era adagiato, luci d’interni ancora accese nonostante l’incombenza del chiarore diurno, libri aperti e di recente sfogliati ma lasciati sospesi e in attesa che il lettore se ne riappropri, bottiglie e bicchieri che sembrano recare ancora l’impronta di chi le ha usate di recente e li ha lasciati, sebbene per poco, orfani di un proprietario. Agli interni si contrappongono, dialogicamente, gli esterni che, come nei quadri di Magritte o di Hopper o come nella migliore tradizione del trompe l’oeil,  fingono un paesaggio di là dell’orizzonte dell’interno borghese – di solito gli immancabili scorci della divina costiera e di Ravello in particolare – o talvolta sembrano alludere, non senza un sottile gioco di ambiguità, a un quadro nel quadro, a una gara di rimandi tra finzione e realtà che possiede precedenti illustri, da Velasquez a Manet e a Degas”.
Nonostante, però, la resa evidentemente iperrealista, frutto di un lavoro paziente e minuzioso, capace di rincorrere il più capriccioso brillio, di accarezzare le superfici cangianti dei cuscini e di lenzuola increspate, Quarta ricerca un luogo dell'anima in cui realtà e sogno si confondono, in un gioco di specchi e di riflessi, in un continuo muoversi tra interno ed esterno, tra natura e artificio, dove poter vivere fino in fondo l'esercizio della pittura, dando cioè sostanza al sogno, alla fantasia, all'immateriale. “Si tratta - nota Luigi Mansi - della trasposizione sulla tela di uno stato d'animo personale, ma si tratta di un idem sentire nel quale tutti noi possiamo riconoscerci; di un conflitto di coscienza insorto fra l'uomo e l'artista, espresso senza atteggiamenti intellettualistici, ma con il fermo e consapevole proposito di rispecchiare una situazione interiore di dubbio, di incertezza ma anche di speranza. Virginio sembra voler trovare una risposta ad una domanda profonda, impegnativa,  interrogativo di chi, come tutti è alla continua ricerca di se stesso.  Pare voler mettere sulla tela tutta un’umanità, in una sublime  via crucis dell’anima alla costante ricerca di una pace all’apparenza impossibile ma fortemente voluta, agognata,  cercata nella gioia del vivere”.

LE "OMBRE DI COLORE" DI FRANCO MASSANOVA. IL MIO INCONTRO CON L'ARTISTA



Ho tra le mani il libro “Ombre di colore” di Franco Massanova. L’artista, con grande cortesia, me lo ha fatto spedire dall’editore Fratini di Firenze, che lo ha pubblicato in armoniosa elegante veste grafica. Anche se mi lascia un po’ perplesso (è solo una mia impressione, certamente errata) la copertina, sulla quale di colore, per la verità, ce n’è poco a far da sfondo alla firma del pittore, posta in bella evidenza, trasversalmente. Perché dico questo? Perché a sfogliare poi questo corposo catalogo, che ne riassume la feconda attività, dalle prime esperienze, che risalgono all'inizio degli anni settanta (quei gomitoli di lana aggrovigliati, man mano dissoltisi per trasformarsi in filamenti, sagome, fantasmi in movimento, nuove tangenze, contrapposizioni di linee e di colori), e fino alle Cariatidi del 2013 (“movimenti ascendenti e discendenti di strati e di velature”, le definisce Enzo Lauria), partendo dall’ultima pagina, si vede subito che – liberato dalla “prigionia” di raccontare le cose, le figure, la realtà che lo (ci) circonda – è proprio sui toni cromatici, sugli accostamenti e sulle dissonanze dei colori, su un “infittirsi nervoso e persino graffiante dei tratti”, come rileva Stefania Zuliani, che Massanova realizza le sue composizioni. “Un groviglio di rarefazioni e di addensamenti – sottolinea Chiara Serri -, un’ondata cromatica, a volte scarnificata al punto da rivelare la porosità del supporto, a volte ricolma di un colore profondo”: giocato su sfumature di rosso, di giallo, di blu, dopo che, sul finire degli anni novanta, egli era stato attratto da tonalità oscure, sulle quali la luce – cito Lorenzo Mango“si esalta nel suo dialogo con l’ombra”.
“Ombre di colore”, per l’appunto. Io non sono un critico d’arte, anche se il mondo dell’arte mi incuriosisce e mi appassiona. E perciò mi ha sorpreso il gesto, che ho apprezzato tantissimo, di farmelo avere. C’è di più. Massanova, che prima avevo avuto rare occasioni d’incrociare, mi ha sollecitato più volte a visitare il suo studio, a Torrione di Salerno. In quel palazzo, che con squisita sensibilità, è stato intitolato a Sandor Marai, lo scrittore ungherese che vi abitò, esule, dal 1968 al 1980. Un edificio come tanti, affacciato sul trafficato quartiere, nobilitato dagli splendidi pannelli vitrei applicati alle balconate, realizzati proprio da lui. Non è stato un incontro fugace e neppure superficiale. Con l’artista mi sono intrattenuto un tempo lunghissimo, dal pomeriggio fino a sera, senza neppure rendermene conto. Me ne sono accorto quando sono tornato in strada e ho trovato gli esercizi commerciali già chiusi. 
E’ stato bello discorrere d’arte. Ascoltare  dalla viva voce del protagonista il racconto di un percorso compiuto per un buon tratto, e che io auspico lunghissimo e fecondo , tutto dedicato ad armeggiare col pennello sulla tela. Oppure su legno, masonite, carta a mano di Amalfi, altro materiale. q2ewqUn racconto antologico perché, di volta in volta, Massanova tirava fuori un dipinto per spiegarmelo, distendeva sul pavimento una lunga tela sulla quale aveva dipinto una delle sue Cariatidi o una Crocifissione in cui il Cristo, ricoperto da densa ombra, era contorto sulla croce, circondato dalle altre figure del racconto evangelico, su un fondo di luce sanguigna.  Intanto ero attratto da uno splendido nudo di ragazza, un acrilico su tela del 1971, posto su una parete,  nel quale l'immagine, delineata con poche linee e soffuse macchie di colore, rappresentava il punto di svolta – è quel che mi viene da pensare, e non so se la mia interpretazione è corretta – verso l’astrazione.  Che è pura invenzione, non subordinata alle forme reali, quelle che passano quotidianamente – non sempre gradevoli davanti ai nostri occhi in questo scorcio di terzo millennio.
Sigismondo Nastri

mercoledì 23 luglio 2014

NELL'AMBITO DELLA XVII EDIZIONE DEI CONCERTI D'ESTATE A VIETRI SUL MARE, ECCO - MOLTO ATTESO - QUELLO DELL'ORCHESTRA DEL CONSERVATORIO "G. MARTUCCI" DI SALERNO, NELLA VILLA COMUNALE, VENERDI' 25 LUGLIO




Primo evento, venerdì 25 luglio, alle ore 21 (ingresso libero), nell’incantevole cornice della Villa Comunale di Vietri sul Mare, inserito nel cartello della XVII edizione dei Concerti d’ Estate. Ritorna l’orchestra del Conservatorio Statale di musica di Salerno “G.Martucci” , diretta da Massimiliano Carlini, a sugellare la pluriennale collaborazione tra la massima istituzione musicale del capoluogo e la rassegna di Villa Guariglia.
Trascrivo qui il comunicato stampa inviatomi dalla collega Olga Chieffi.
ll festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno.  Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival. E si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”. 
Il direttore Massimiliano Carlini ha inteso principiare il programma con l’opera più famosa del compositore estone Arvo Part, Fratres. E’ questa una pagina destinata ad un’ampia varietà di organici strumen­tali, andando dai dieci strumenti della prima stesura (1977) al duo e all’orchestra da camera. La versione per violino e pianoforte si è imposta maggiormente nell’uso, ma la possibilità di passare da un organico all’altro è garantita dalla semplicità della struttura che Pärt ha chia­mato tintinnabuli: netta distinzione della composizione in due blocchi, canto e accompagna­ mento, ma anche gioco di specchi che collega gli strumenti “fratelli” facendoli risuonare fra loro come un’eco di campane. Le due componenti vanno sempre di pari passo, secondo regole precise, legate all’attrazione che la parte "oggettiva", eterna (l’accordo), esercita sulla parte libera. Seguirà la Sinfonia n. 82, in Do Maggiore composta da Franz Joseph Haydn nel 1788, “L’Orso”. Il sottotitolo in realtà non si deve al compositore: fu assegnato nell’Ottocento, quando il tono popolare dell’ultimo movimento stimolò la nascita di un arrangiamento pianistico intitolato «Danza dell’orso». Sembra difatti che l’andamento ballabile del brano sia assimilabile a una nota danza di strada, che generalmente viene associata ai goffi movimenti dell’animale. Ma, dettagli a parte, quello che va sottolineato è il tono popolareggiante di tutta la Sinfonia, come di tutto il ciclo parigino. Ai francesi piaceva così; e Haydn non era certo uno che trascurava i gusti del committente (l’esperienza decennale alla corte del Principe Esterházy lo dimostra). Spesso la scrittura predilige la semplicità armonica: bassi chiari e prolungati, in grado di portarsi dietro tutto il resto dell’orchestra (l’uso del fagotto nel primo movimento, ad esempio). Gli sviluppi non sono mai eccessivamente elaborati e la raffinatezza della scrittura orchestrale è sempre commisurata alle grandi potenzialità degli organici parigini. Il movimento lento, Allegretto, ha una grazia un po’ rustica; il Minuetto lavora sull’orchestra con decisione, evitando fronzoli troppo nobili. Ma è il finale, con quelle note lunghe nel registro grave che alludono esplicitamente al suono della cornamusa, a segnare il contatto più diretto con la dimensione folklorica. Naturalmente Haydn resta entro i confini del gioco intellettuale; ma strizza continuamente l’occhio alla musica di strada, trascrivendo in musica l’idea astratta che il mondo colto si era fatto del repertorio popolare. Il programma saluterà una seconda parte “extra-colta” con un portrait di Astor Piazzolla, composto da Milonga de la Asunçion e Violentango, che attiverà, così, quel melò rioplatense, quel romanzo ardente e frusciante che è fuga dal fantastico. Finale affidato ad una particolare trascrizione della Bohemian Rhapsody di Freddie Mercury, una canzone del del gruppo musicale britannico dei Queen, scritta per l’album “A night at the Opera” del 1975. È celebre per la sua particolare struttura musicale: infatti, a differenza dei classici brano dei Queen, qui non è presente alcun ritornello, ma si hanno diverse parti principali - un'introduzione cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con un a-solo di chitarra, un passaggio lirico e una sezione hard-rock.