lunedì 21 settembre 2015

DA SABATO 26 SETTEMBRE, E FINO ALL'11 OTTOBRE, A FURORE, IL PREMIO D'ARTE TERRA FURORIS.

Saranno ben diciannove gli artisti, giunti da ogni parte d’Italia, che esporranno le proprie opere in occasione del vernissage del Premio d’arte Terra Furoris in agenda sabato 26 settembre alle 18, nella chiesa di Santa Maria della Pietà a Furore per contendersi l’ambito Trofeo di merito artistico. A gareggiare nelle categorie pittura, scultura ed installazione saranno: Angela Cantucci, Giuseppe Coccia, Ornella De Blasis, Domenico De Masi, Marina Del Giudice, Shakar Galajian, Sergio Gatta, Gabriella Lusignani, Antonio Magnotta, Antonella Modaffari, Antonietta Montemurro, Salvatore Morgante, Flora Palumbo, Gaia Pasini, Silvia Rea, Antonio Scaramella, Marcello Silvestre, Alessandro Togni, Chistian Valdinoci.
Alla serata della premiazione parteciperanno gli artisti e la giuria deputata. L’esposizione sarà visitabile fino al giorno 11 ottobre 2015. Il Premio d'arte Terra Furoris è dedicato alla "Pistrice Immane", mitico mostro dalla testa di canide-volpe e coda cefalopode, nell’atto di mordere uno dei pesci, sette come il magico numero sacro, affiancata da una piccola volpe. Raffigurazione simbolo della Costa d’Amalfi e del territorio dei monti Lattari, simboleggia la consumata abilità, sia per terra che per mare, degli uomini di questo territorio. Il trofeo, realizzato interamente a mano da maestri ceramisti italiani, sarà donato ai vincitori delle tre sezioni in concorso. L’evento, organizzato dal Centro per la promozione e le divulgazioni delle arti Ars Docet è nato per favorire l’approccio consapevole all’arte contemporanea, la promozione di giovani artisti e la consuetudine alla frequentazione di musei e spazi espositivi.

Il progetto è patrocinato dalla Provincia di Salerno, dal Comune di Furore, dal Comune di Caserta, dal Club Unesco Napoli e dal Club Unesco Caserta con la collaborazione attiva di MAC Museo d’Arte Contemporanea di Capua, Centro Culturale Arianna, Rassegna Furore paese dipinto, ArtRooms, Hostaria di Bacco Furore, Rassegna Balconata Furitana.

domenica 20 settembre 2015

"IL PIANETA SQUILIBRATO E LA CUSTODIA DEL CREATO": INCONTRO CULTURALE, IL 25 SETTEMBRE, AL MUNICIPIO DI CAVA DE' TIRRENI

Alla ricerca della custodia del creato perduta è il titolo di un incontro culturale di altissimo livello previsto per  venerdì 25 settembre, alle ore 17,30, nella Sala di rappresentanza del Municipio di Cava de’ Tirreni. Per discutere sul tema  "Riflessioni attive per una sostenibilità socioambientale", alla presenza dell’autrice, saranno esaminati due libri della serie Geovisione, della Prof. Cristina Morra, di Arezzo, formatrice didattica di prestigio nazionale (ha fatto parte anche della Commissione Brocca per la Riforma della Scuola): Il pianeta squilibrato, che tratta l’alterazione della natura e l’ingiustizia socio-economica, e “L’agricoltura nel mondo”, dai paesaggi tradizionali alla geografia della sazietà, della fame e della sete. Temi attualissimi, in perfetta linea con le polemiche su guerre e migrazioni e con l’enciclica di Papa Francesco sulla custodia del creato.
Relatore sarà il Prof. Vincenzo Aversano, geografo storico,  docente dell’Università di Salerno. Moderatore, il prof. Franco Bruno Vitolo.

sabato 19 settembre 2015

GLI INCENDI BOSCHIVI IN COSTIERA: MALE ENDEMICO DI STAGIONE?

Serena Dandini, occupandosi su Io Donna della mostra Painting Paradise. The Art of the Garden, aperta fino all’11 ottobre a Londra, alla Queen’s Gallery di Buckingham Palace, cita Lorenzo il Magnifico che scriveva: “Il Paradiso altro non è che il più piacevole dei giardini, dove abbondano tutte le cose più dilettevoli, alberi, pomi, fiori, fresche acque sorgenti, il canto degli uccelli, ed in effetto tutte le amenità sempre sognate dal cuore degli uomini…”. Da quando sono nato, nella parte alta della Valle dei Mulini ad Amalfi, ho sempre pensato di essere un privilegiato. Perché quello era il mio paradiso. Allargando l’orizzonte dello sguardo, mi sono poi accorto che tutta la Costiera è un paradiso. Non sono l'unico a pensarla così. Renato Fucini, arrivato in carrozzella quando ancora non vi circolavano le auto, aveva osservato che “il giorno del giudizio, per gli Amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”. Senonché, riproponendo la disubbidienza che portò alla cacciata di Adamo e Eva dall’Eden, c’è chi si lascia vincere dalle suggestioni  di un demone – o dal denaro? –  per distruggere questo nostro paradiso, per trasformarlo in inferno.
Maiori di notte, con le fiamme che aggrediscono la montagna
(Foto di Donato Bella, da Facebook)
Mi riferisco ovviamente alla serie di incendi che hanno interessato pesantemente, in questi ultimi giorni, il territorio della Costiera, da Cetara a Maiori, da Amalfi a Sorrento. Ultimo, ieri sera, sulla montagna (località Tampone o Tompone), proprio a monte del popoloso rione di Casa Imperato, a Maiori, dove abito. Ma già l’altro ieri s’era vissuta un’esperienza terribile, con le fiamme che aggredivano il promontorio di Capo d’orso, riducendo in cenere alberi e macchia mediterranea. E mettendo a rischio abitazioni e strutture turistiche.  Non è neppure la prima volta che capita e non sarà l'ultima se il fenomeno degli incendi estivi, dovuto ad atti delittuosi, continuerà ad essere snobbato nelle sedi istituzionali competenti. Se poi qualcuno non ne è convinto, lo  dichiari ufficialmente: vuol dire ca è stato 'o cavere, 'o sole cucente. Autocombustione. Oppure un amante del trekking che, andando per i sentieri, ha gettato un mozzicone acceso. Chi ci vuol credere ci creda. Esistono pure 'e ciucce ca volano, no? Il fatto è che chi dovrebbe farsi carico del problema finge di non capire. E chi è tenuto a indagare ritiene che sia un fatto ineluttabile, endemico come un male di stagione: l'influenza, il raffreddore, la bronchite, la diarrea. Perché fino a oggi risultati non se ne sono avuti.
Non si va alla ricerca delle cause e del movente, non si fa prevenzione né vigilanza, si preferisce intervenire  con i vigili del fuoco, la protezione civile, che svolgono con sacrificio un lavoro difficile e perciò meritano tutta la nostra ammirazione,  i mezzi aerei (già…!) quando arrivano, a "funzione" finita , con comodo. Comme succedette na vota a santa Chiara; doppo arrubbato facettero 'e porte 'e fierro.  Io non sono un patito di Marzullo, mi pongo domande ma non mi do risposte. Ci provai una volta, una quindicina di anni fa:  nun l'avesse... maje fatto!!!
Vedo che su Facebook  c’è chi impreca, maledice, Non serve a nulla. Occorre che chi sa, chi ha visto, chi sospetta, parli. Mi rifiuto di credere che nessuno si sia mai accorto di nulla. L'omertà vale complicità. Se distruggiamo il nostro ambiente (poi con le piogge verranno le frane, le alluvioni) , distruggiamo non solo l'economia del territorio, che è già a rischio per come è strutturato, ma la possibilità di sopravvivenza delle future generazioni. Tutto il male che facciamo all'ambiente, al paesaggio, si ritorcerà a danno dei nostri figli, dei nostri nipoti. Teniamolo bene a mente! 

martedì 8 settembre 2015

DELITTO MEREDITH: IL CASO E' CHIUSO, MA INDUCE A QUALCHE RIFLESSIONE

Apprendo dal telegiornale che la Corte di Cassazione, assolvendo definitivamente Raffaele Sollecito e Amanda Knox, accusati dell'uccisione di Meredith Kercher, ha sottolineato che manca un "insieme probatorio" contrassegnato "da evidenza oltre il ragionevole dubbio".
Ricordo in sintesi quella dolorosa vicenda. La sera del 1° novembre 2007, a Perugia, la Meredith, studentessa inglese, che era in Italia per motivi di studio,  fu trovata morta, con la gola tagliata, nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti. Per quel delitto risulta condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede.
Nel 2009, al processo, in primo grado, celebrato presso la Corte di Assise di Perugia, furono condannati, come concorrenti nell'omicidio, anche la statunitense Amanda Knox e l'italiano Raffaele Sollecito, assolti poi dalla Corte di Appello nel 2011, e scarcerati, per non avere commesso il fatto.
Senonché la Corte di Cassazione, il 26 marzo 2013, annullò la sentenza assolutoria, rinviando gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze per un nuovo processo. Questa, il 30 gennaio 2014, confermò la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione. 
Il 27 marzo 2015 la quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, ha posto fine al caso assolvendo definitivamente, come dicevo,  i due imputati per non aver commesso il fatto. 
Fossi uno dei frequentatori di quei salotti televisivi, che hanno condotto indagini parallele, e "sparato" - prima ancora che lo facessero i collegi giudicanti - sentenze di condanna e severe censure sulle persone, mi metterei davanti a uno specchio e mi sputerei in faccia.
Resta il rammarico che, a causa di "clamorose défaillances o 'amnesie' investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine", non si sia riusciti ad accertare veramente come sono andate le cose.
Ma questo è un altro discorso.

lunedì 7 settembre 2015

DAL 10 AL 12 SETTEMBRE, A OSPEDALETTO D'ALPINOLO, SI RINNOVA LA TRADIZIONE DELLA "JUTA A MONTEVERGINE"

Manco a Montevergine da tantissimo tempo. L’ultima volta che mi ci recai, più di trent'anni fa, vi trovai alte cataste di neve. C’ero già stato prima, in compagnia di un amico sacerdote, parroco di Torelli di Mercogliano, don Giovanni Graziano. Erano i tempi dell'Abate Ludovico Anselmo Tranfaglia. Il ricordo di Ospedaletto d'Alpinolo, non meno... antico, pure è legato a un sacerdote: don Antonio Oliviero. Partecipai alla cerimonia in suo onore quando fu nominato arciprete. Per  la cultura, il carisma, la parola accattivante avrebbe sicuramente meritato di più. E poi, sempre a Ospedaletto, ero in rapporto di amicizia con due brave persone: il professore Barletta (del quale non mi viene proprio il nome, forse Aniello) e Antonio Matarazzo.
Ora mi arriva il comunicato stampa relativo alla XVII edizione della “Juta a Montevergine”, la manifestazione - organizzata dal Comune di Ospedaletto con la collaborazione dell’Associazione Chilli Band e la direzione artistica di Luciano Bonetti - che terrà banco dal 10 al 12 settembre. Mi fa piacere darne notizia su questo mio spazio. Fitto e interessante il programma: musica, incontri, danze popolari, sfilate e artisti di strada. Il pensiero va subito al canto, fin troppo noto, “Simme jute e simme venute, quanta grazie c’ ‘avimme avute”, dedicato alla Vergine, detta “Mamma Schiavona”
La cultura del territorio va difesa, protetta, tramandata. Anche attraverso queste feste, capaci di richiamare tantissima gente. Oltretutto lì, ai piedi della montagna, l’aria è fresca e la cucina deliziosa.

Mi dicono che la tradizione della “Juta a Montevergine” (juta = andata,  salita... ) risale a più di otto secoli fa, se è vero che fin dal 1139 si parla del pellegrinaggio lungo i sentieri del monte Partenio verso l’imponente luogo di culto.
Si comincia giovedì 10 settembre con l’esibizione della Compagnia di Musica Popolare del Cilento e Sud Italia, i Kiepò
Venerdì 11 ci sarà l’evento “La Notte della Juta”, musica tutta la notte con Nando Citarella & i Tamburi del Vesuvio‘O LioneI SanacoreRareca Antica e Valerio Ricciardelli, ad animare le strade di Ospedaletto d’Alpinolo. Seguirà il pellegrinaggio in massa, attraverso la strada antica, fino al Santuario della Madonna di Montevergine.
Il 12 settembre, alle ore 9,00 si svolgerà la Marcia della Pace fortemente voluta dal sindaco Antonio Saggese, mentre in serata si esibirà l’Orchestra delle tammorre e dei putipùLa Juta a Montevergine, diretta da Mimmo Maglionico, con Alfio Antico, Carlo Faiello, Mimmo Maglionico e Sara Tramma, riunitisi in esclusiva  per l’evento.
Tra musiche e danze popolari,  itineranti paranze e botteghe artigianali,  degustazioni di prodotti tipici locali, non mancherà la sfilata con premiazione finale al miglior cavallo e carrettone addobbato. Anticamente, infatti, si andava a Montevergine in carrozze con cavalli ornati con fiocchi e nastri di vario colore e luccicanti e assordanti campanelli.
Novità di quest’anno,  la premiazione con un weekend per due persone all’Hotel La Castagna per il selfie più simpatico della Juta che sarà postato sulla pagina ufficiale di Facebook, La Juta a Montevergine.

domenica 6 settembre 2015

PERCHÉ, A MIO AVVISO, LA PUBBLICAZIONE DELLA FOTO DEL PICCOLO AYLAN NON É "INFORMAZIONE DA BOVINI"

Il professore Alessandro Meluzzi, autorevole psichiatra, psicologo, uomo di Chiesa (è diacono), tra le tante cose giuste dette in una lunga intervista che ho letto su Facebook, ha dichiarato che, pubblicando la foto del piccolo siriano, Aylan, morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, mentre rincorreva, con la sua famiglia, il sogno di un futuro meno angosciante e insicuro, s'è fatto informazione da bovini. “Il problema - ha detto - è questa strategia dell’informazione. Un modo efficace di sparare nel branco come facevano i cow-boy con i bovini: se vuoi far spostare la mandria a sinistra spara a destra, viceversa, per spostare la mandria a destra spara a sinistra. Questa pendolarità dell’informazione è quello a cui si sta assistendo in questi giorni".
Da giornalista di periferia, e senza mancargli di rispetto, dichiaro a voce alta che non sono d'accordo. Chi opera nel mondo della comunicazione ha il dovere d'informare, correttamente, ma compiutamente. Mi si potrà obiettare che c'è un problema di deontologia, che va tutelata la dignità della persona. Resta il fatto che i più importanti organi di stampa, in Italia e all'estero, magari dopo un serrato confronto all'interno delle redazioni, hanno scelto di pubblicare l'immagine di quel corpicino riverso sul bagnasciuga o quella del vigile del fuoco che lo tiene teneramente in braccio.

E' che ci sono molti che non vogliono vedere, e neppure parlare, né sentire, come le famose tre scimmie. Capisco  che quelle foto sono come due pugni sferrati alle tempie. Sconvolgono, turbano,  stordiscono, poi mettono tanta rabbia. Come l'altra, di un bimbo palestinese, ammazzato dagli israeliani, che pure ho condiviso sul mio profilo Fb. 

Su quelle immagini - e su quelle dei migranti inghiottiti dal mare nell'immondo traffico di esseri umani tra Africa ed Europa,  su quelle (che qualcuno ha pubblicato e che girano su Internet) dei decapitati dell'Isis, delle vittime di atroci violenze fisiche e morali  - tutti dobbiamo fare un approfondito esame di coscienza. E vergognarci.
Sono sincero: se le foto dei due bambini morti mi feriscono nell'animo, trovo ripugnanti quelle giunte da Praga, dove i migranti sono marchiati con un pennarello. Mi ricordano tanto l' Olocausto. E quelle dell'Ungheria, dove s'è costruito in tempo record un muro anti-immigrati alto quattro metri, rinforzato col filo spinato. E' questa l'Europa che sognavamo?

I bambini non hanno nazionalità, sono bambini e basta. Potrebbero essere figli nostri. Andrebbero difesi e tutelati anche in tempo di guerra e di barbarie.
Io temo - questo, sì - che, sdraiati nei salotti, attratti da una tv che mira a fare audience (per acquisire sempre più pubblicità) attraverso l'amplificazione di squallidi quanto atroci episodi di cronaca nera, finiamo con l'assuefarci alla violenza,  a ogni forma di violenza. Anche a quelle più estreme. In una società, la nostra, che è già essa stessa violenta. E quindi finiamo con l'accettare che i bambini diventino vittime sacrificali, in un mondo che tende sempre più a dividersi tra ricchi  e poveri, tra persecutori e perseguitati, tra oppressori e oppressi.  
Il brano della lettera di San Giacomo Apostolo, letto nella messa di oggi, ammonisce: "Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: Tu siediti qui, comodamente, e al povero dite: Tu mettiti là, in piedi, oppure: Siediti qui ai piedi del mio sgabello, non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?". E pensare che, anche da noi, c'è chi insiste per i respingimenti dei migranti...
Il bimbo Aylan e il piccolo palestinese sono i simboli di tutti i poveri, di tutti i perseguitati, di tutti gli oppressi del mondo.

sabato 5 settembre 2015

LA PRESENTAZIONE AD AMALFI DEL LIBRO DI MIMMO DELLA MONICA SU GAETANO AFELTRA


Ieri sera, ad Amalfi, nell'antico Arsenale, c'è stata la presentazione del libro di Mimmo Della Monica "Gaetano Afeltra Una vita per il giornalismo". Ho fatto salti mortali per andarci e alla fine - grazie a un passaggio in macchina - ci sono stato. Contento per la partecipazione di tanta gente, amici, estimatori, segno che il ricordo di don Gaetano nella sua città rimane costantemente vivo. 

Sul libro non posso esprimere giudizi perché ancora non l'ho letto. 

Ho apprezzato però il modo "goliardico" (cioé privo dei formalismi di rito) in cui questo appuntamento è stato organizzato (grazie all'assessora Enza Cobalto, a Emiliano Amato, direttore del quotidiano online Il Vescovado, al lettore - ahimé, non ne ricordo il nome - di brani tratti da elzeviri di Afeltra, al giornalista Gabriele Bojano  che ha condotto da maestro l'incontro). Come ho apprezzato la concretezza dell'intervento del direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d'Errico. E l'impegno del sindaco Daniele Milano di tenere una cerimonia ufficiale, il 9 ottobre prossimo (quinto anniversario della scomparsa di Afeltra), per onorarlo degnamente.
Anche a noi - ad Angelo Tajani e a me - è stata data l'opportunità di tracciare, a modo nostro, un breve ritratto di don Gaetano, recuperando dalla memoria episodi di un lungo rapporto di amicizia e di "devozione". Con l'affetto di sempre.

venerdì 4 settembre 2015

L'IMMAGINE DI QUEL BAMBINO TROVATO MORTO SULLA SPIAGGIA DI BODRUM IN TURCHIA

    Penso ancora all'immagine di quel bambino - si chiamava Aylan Kurdi e aveva tre anni - trovato senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, immagine assurta a simbolo della tragedia che ha colpito il popolo siriano, ma anche di tutte le tragedie che si stanno consumando sulle rotte del Mediterraneo che portano dall'Africa al continente europeo. E' una immagine - non lo nego - capace di turbare la nostra sensibilità. C'è chi chiede, su Facebook, di non farla più vedere. E invece sì, dico io. Serve a scuotere le nostre coscienze, che si sono assuefatte alle torture, alle decapitazioni, alla disperazione, alla fame, alle morti in mare, alla non-civiltà che distruggendo i templi di Palmira pretende di cancellare la storia. 

    Viviamo una tragedia della quale siamo tutti responsabili, se non altro per peccato di omissione. 
    Un amico sacerdote, don Salvatore, ha sostituito l'immagine di quel bambino con un'altra, tratta da un dipinto di Giotto, che mostra il bacio di Giuda a Cristo. Sostiene che essa sembra riflettere la situazione attuale. «Il mondo occidentale  - osserva il reverendo -  piange per la tragedia ma chi ha voluto che questa accadesse? Chi continua a fomentare la guerra e le divisioni? Chi ha creato e voluto questa instabilità nel Medio oriente? Chi vende le armi ai contendenti? Il mondo occidentale è come Giuda: bacia, guarda negli occhi il popolo sofferente,  si commuove e poi lo pugnala, ne decreta la morte.» Come non essere d'accordo? Rifiutiamo di prestare attenzione alle immagini dolorose che ci vengono dalla Siria e quelle dei tanti diseredati che scappano dai paesi tormentati dell'Africa sud-sahariana alla ricerca di una speranza di vita e vengono inghiottti dal mare. Rifiutiamo di prestarvi attenzione perché magari alla tv c'è una partita di calcio, come quella di ieri sera,  nella quale la nostra squadra ha prevalso - con un gol di mano, che l'arbitro avrebbe dovuto annullare - su Malta, che nella classifica delle squadre nazionali occupa - udite! udite! - il terzultimo posto, prima di Andorra e San Marino. Abbiamo vinto e siamo contenti. In attesa che domenica riprenda il campionato, con il suo corollario di insulti e scazzottamenti (o peggio...) e con il suo giro forsennato di milioni di euro.
    Ha ragione Mario Calabresi, direttore della Stampa: «Questa (Bodrum, ndr) è la spiaggia su cui muore l'Europa. E’ l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia. E l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza».
    "Il senso morale di una società - scriveva Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano  - si misura su ciò che fa per i suoi bambini". Valeva ai tempi della lotta al nazismo, vale anche oggi. Lo documenta questa sequenza di foto (di Léo Duarte) che prelevo da Facebook, una grande lavagna per fortuna non sempre riempita di idiozie, parole e immagini futili, superficiali, volgari, grottesche. L'unico commento che mi sento di fare e che non c'è solo da piangere, ma da indignarsi. Da vergognarsi profondamente. C'è da chiedere perdono a Dio per l'abisso nel quale abbiamo trascinato questo mondo, per come abbiamo ammazzato questi bambini, per come stiamo tentando di negare ai sopravvissuti la speranza nel domani. Se ci sarà un domani.