mercoledì 9 maggio 2018

RIFLESSIONI NOTTURNE. LA CRISI DEI PARTITI E IL RUOLO DEL CAPO DELLO STATO


Oggi, o forse domani, il Presidente della Repubblica conferirà l'incarico per la formazione di un governo "di servizio". Come se governare non fosse già - sempre e comunque - un servizio da rendere al paese! Solo che in questo caso sarà... "neutrale". Mi chiedo se possano esistere personaggi "neutrali" in politica: che non facciano riferimento a un'idea (per non usare la parola ideologia, obsoleta), a un ideale. A differenti modelli di sviluppo della società. A determinati "valori". Già l'essere cattolico o non cattolico, conservatore o progressista - faccio un esempio - lo rende non "neutrale"!
Quello che mi sembra certo è che l'Italia si avvia a diventare sempre più una repubblica presidenziale, in conseguenza della debolezza dei partiti, che non riescono ad esprimere leadership autorevoli, credibili, forti. Il processo di delegittimazione, che s'è avviato con Giorgio Napolitano, continua. Con l'unica differenza che, distinguendosi dal suo predecessore, Sergio Mattarella ha spiegato pubblicamente, nei dettagli, e in maniera chiara, le ragioni delle decisioni che andrà a prendere. E pensare che i tentativi di riforma della Costituzione andavano in senso opposto. Tendevano a rafforzare la figura del premier e dell'esecutivo a scapito di quella del Capo dello stato.
Quanto ai protagonisti dell'operetta che si sta recitando dal 4 marzo a oggi spiccano, secondo me, due elementi: il rispetto - faticoso, ma tenuto fermo - degli accordi elettorali di Matteo Salvini con la coalizione di appartenenza e, checché sostengano i media, la coerenza di Luigi Di Maio, pur nella inquietante incoerenza del suo pensiero (e di quello del M5S), nel non voler fare accordi con Berlusconi, a costo di mandare in frantumi il "sogno" di accomodarsi a palazzo Chigi. Salvo sorprese, in zona Cesarini, che non mi sento di escludere.
In questo scenario, per nulla esaltante, il Pd recita il ruolo avvilente della comparsa. Almeno fino a quando non si riscatterà dalla sudditanza a Matteo Renzi, confermata dalle sue due ultime apparizioni sullo schermo tv e dai messaggi lanciati ai suoi competitor all'interno del partito. Fossi Gentiloni, non starei sereno.:

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