mercoledì 8 giugno 2016

LA PROCESSIONE CHE RENDE OMAGGIO AL BOSS: E' ACCADUTO DOMENICA A SAN PAOLO BEL SITO, IN PROVINCIA DI NAPOLI. LA REAZIONE DEL VESCOVO DI NOLA


La notizia, letta sui quotidiani e i siti web, è sconvolgente.

"La Madonna si 'inchina' davanti alla villa di una famiglia legata alla camorra e il prete diserta la processione. E’ quanto accaduto domenica scorsa a San Paolo Bel Sito, comune in provincia di Napoli. Si celebrava la festa della Madonna del Rosario e, durante il corteo con la statua della Vergine portata in spalla dai fedeli, la Madonna si è fermata proprio davanti alla casa del boss. Un gesto che ha scosso il sacerdote Don Fernando Russo, che ha così abbandonato la processione togliendosi tonaca e stola."
Non è la prima volta che capita un episodio del genere. Temo che non sarà neppure l'ultima. E ancor più temo che non tutti i sacerdoti, in situazioni analoghe, avranno il coraggio di don Fernando Russo. Per pusillanimità, assuefazione, magari per convenienza. Renatino De Pedis, boss della banda della Magliana, non per caso o per errore fu sepolto nella cripta della basilica di Sant'Apollinare a Roma.
Io auspico una Chiesa che dia valore alla sostanza più che alla forma. Una Chiesa capace di portare avanti con coraggio e chiarezza di linguaggio il messaggio di Cristo, morto (risorto e asceso al Cielo) per la salvezza dell'umanità: "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura." (Marco 16:15). 
Una chiesa missionaria, "purificata", non avida di potere e di ricchezze, modello in cui specchiarsi, capace di calarsi nella realtà del nostro tempo. Papa Francesco si sta adoperando in tal senso, ma le sue parole, i suoi appelli - questo il commento sentito ieri da un credente - "non superano il colonnato di san Pietro". Fanno presa magari sul popolo di Dio, che lo osanna, meno sui ministri di culto. Le feste, le processioni - anche certe celebrazioni liturgiche, oso dire, artatamente spettacolarizzate -, come sono intese oggi, non mi sembrano manifestazioni di fede. Attengono al folclore, a una tradizione ormai obsoleta. E a volte precipitano addirittura nella idolatria (con tutto il rispetto e la devozione per i santi rappresentati nelle statue), Poi capita - non da noi, meno male! - che si verifichino i cosiddetti "inchini" a personaggi certamente non commendevoli. Come quello di domenica scorsa a San Paolo Bel Sito. 
La dura presa di posizione del vescovo di Nola, Mons.Beniamino Depalma, mi trova pienamente d'accordo. Gli esprimo solidarietà - la stessa che va a don Fernando Russo - e gli confermo la mia devozione, il mio affetto filiale. Nella lettera scritta al parroco, determinato e coraggioso nell'abbandonare il corteo processionale, il presule parla di «una scelta giusta»E aggiunge: «Lo abbiamo confermato come chiesa locale anche durante i recenti lavori del Sinodo diocesano: la doverosa disponibilità pastorale, in merito alla pietà popolare, non può infatti tradursi in pigra e interessata connivenza, "ne risentirebbero la chiarezza della fede, di cui la Chiesa è debitrice al mondo, e la trasparente testimonianza della comunità parrocchiale"(Cfr. Instrumentum Laboris. Traccia di lavoro per il sinodo diocesano)». 
Spero che il messaggio, autorevole e ispirato, di Mons. Depalma non resti una "vox clamantis in deserto", ma trovi ascolto, e faccia proseliti, anche oltre i confini della diocesi di Nola. Lo spero!

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