domenica 14 maggio 2017

IL NAPOLETANO. UNA LINGUA ALLO SBANDO

Leggo a volte - su  manifesti, insegne, gornali, anche su libri - cose... turche spacciate per napoletano. Di questo passo la lingua di Giambattista Basile, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Libero Bovio scomparirà. 
Scrive Giuseppe Casillo nella sua opera La lingua napoletana. La storia. Le parole: "Il declino di questa lingua, è inutile ribadirlo, parte dall'Unità d'Italia, e per me è già straordinario non solo che essa abbia resistito ancora per circa un secolo, ma anche che in questo secolo abbia offerto il meglio di sé. La decadenza era inevitabile perché, quando non esiste un'entità statuale che lo tuteli e lo protegga, qualunque gruppo linguistico finisce per dissolversi".
Lo vado ribadendo io pure, da sempre. La responsabilità, a mio avviso, è delle istituzioni pubbliche, a tutti i livelli: Regione, Province, Comuni. Anche dei giornali, della tv, delle agenzie di comunicazione. Mi capita di vedere insegne di negozi, messaggi pubblicitari, citazioni che fanno inorridire. Ma, soprattutto, sottolineo, la responsabilità è delle Università della Campania che avrebbero dovuto farsene carico. Già, ma ai professori universitari - lo dico con cognizione di causa, qualcosa m'è capitato sotto gli occhi - chi glielo insegna il napoletano?

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