lunedì 17 marzo 2014

QUALCHE RIFLESSIONE SUL "PADRE NOSTRO", PARTENDO DA FERNANDO PESSOA



Il 2 marzo scorso, domenica, su La Lettura, supplemento domenicale del Corriere della sera, c’era un ampio servizio di Marzio Breda dedicato alla enorme mole di scritti di Fernando Pessoa custoditi a Lisbona: 27.543 testi, di cui diecimila ancora inediti. In tempo di Quaresima, periodo di preparazione alla Pasqua, mi piace richiamare l’attenzione su un breve scritto del poeta portoghese che, evidentemente, s’ispira al Padre Nostro. E non poteva essere diversamente, per un credente: perché  è la preghiera per eccellenza, l’unica trasmessaci direttamente da Cristo, nella quale – lo sottolinea Tertulliano (De oratione, 1) – c’è la “sintesi di tutto il Vangelo”.
Tento un raffronto, per quel che mi riesce. Conscio dei rischi cui vado incontro a causa della mia inadeguatezza. La preghiera insegnataci da Gesù inizia con “Padre”, in aramaico “Abbà” (inteso come “papà”): una parola, insegna il cardinale Carlo Maria Martini, che può avere tanti significati, tutti presenti se pronunciata da Lui.
Pessoa sceglie l’espressione “Signore”. E amplifica il “che sei nei cieli” esclamando: “che sei il cielo e la terra, e che sei la vita e la morte. Il sole sei tu e la luna sei tu e il vento sei tu! Tu sei i nostri corpi e le nostre anime e il nostro amore pure sei tu. Dove nulla è tu abiti e dove tutto è si trova il tuo tempio”. Dio – mi hanno insegnato al catechismo, quando ero ragazzo – è presente in cielo, in terra e in ogni luogo.  Pessoa vi aggiunge una sua personalissima invocazione: “Rendimi puro come l’acqua e alto come il Cielo (ritengo, per essere quanto più vicino al Padre. Ndr). Che non ci sia fango nelle strade dei miei pensieri né foglie morte nelle lagune dei miei propositi. Fa’ che io sappia amare gli altri come fratelli e servire te come un padre”.
“Sia santificato il tuo nome”: nella lettera a Proba, sant’Agostino nota che, chiedendo di santificare il nome di Dio, noi eccitiamo noi stessi a desiderare che il nome di Lui, che è sempre santo, sia considerato santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato, cosa che non giova a Dio ma agli uomini stessi. Pessoa amplifica il discorso: “Benedetto sia il tuo nome di Cielo e di terra, e di Corpo e di Anima, e di Vita e Morte! Ti lodano: il volto e le mani ti lodano. Che la mia vita sia degna della tua presenza. Che il mio corpo sia degno della Terra, tua carne. Che la mia anima possa comparire innanzi a te come un figlio che ritorna al focolare”.
Fernando Pessoa, testo pubblicato da La Lettura,
suppl. del Corriere della Sera, n. 119, domenica 2 marzo 2014
E aggiunge: “Rendimi grande come il Sole, affinché io ti possa adorare in me; e rendimi puro come la luna, affinché io ti possa pregare in me; e rendimi chiaro come il giorno, affinché io ti possa vedere sempre in me e pregarti e adorarti”. Vi leggo, implicito, l’appello affinché si realizzi il regno di Dio qui in terra: regno dello Spirito, il cui frutto “è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22).
“Signore, proteggimi e sostienimi”, chiede Pessoa. “Concedimi che io mi senta tuo”. “Signore, liberami da me”: dalle passioni – azzardo – e dal disordine che  caratterizzano la nostra esistenza, che ci fanno cadere nelle mani del maligno.
“Quando mi muovo – si chiude così la ‘preghiera’ di Pessoa – , sei tu che ti muovi; quando parlo, sei tu che mi stai pronunciando. Quando faccio un passo, tu avanzi. Se mi fermo, Tu mi rendi saldo”.
Occorre, però,  che ciascuno di noi recuperi la purezza dello spirito. Una perfezione da ricercare soprattutto nel promuovere e realizzare una società giusta e solidale, fondata sull’amore. Perché nel comandamento dell'amore è la sintesi di tutti i comandamenti. "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Matteo 5,43-48). Anche se non è facile, bisognerebbe almeno provarci.

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