sabato 26 novembre 2016

RICORRE IN QUESTI GIORNI IL SETTIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MARIO LAUDANO. PROPOSTA AL COMUNE DI AMALFI PERCHE' VENGA INTITOLATA A LUI LA PALESTRA DI VETTICA

Ho recuperato su internet, dall'archivio della Gazzetta dello sport, questo articolo di Luigi Garlando, pubblicato nell'edizione del 3 dicembre 2009, dopo la morte di Mario Laudano, che in quel giornale lavorava da più di quarant’anni:
Archivio Storico
Addio «Babbo» Laudano Cantò il Mago e la serie C
E' scomparso ieri Mario Laudano, giornalista della Gazzetta dello Sport dal 1968. Nato ad Amalfi (Salerno) il primo novembre 1933, viveva a Milano dal 1960. Ha collaborato con Milaninter, il Corriere Lombardo, Sport Illustrato e con la Rai , prima di entrare in Gazzetta, dove si occupava di calcio. Domenica a Cremona il suo ultimo servizio.
LUIGI GARLANDO MILANO
Mario Laudano
foto tratta da guide.supereva.it
Babbo, il soprannome di Mario Laudano, nacque da un collega più giovane che gli assomigliava, stessi baffetti da omino Bialetti, ma negli anni è diventato altro, riconoscenza per un uomo che viveva la redazione con premure paterne. Verso sera imbandiva una scrivania di provole, soppressata e pastiera per spiegare ai più giovani che ha ancora senso un approccio umano al mestiere, anche se crisi e riduzioni d' organico suggeriscono cinismo darwiniano. Il Babbo, in pensione dal 1999, non ha mai smesso di sforbiciare e incollare tabellini e classifiche su quaderni che consultiamo tutti. Li trovavamo sempre pronti, come i bambini la colazione quando si alzano. Laudano si è sentito male all' ora di pranzo in Gazzetta, esattamente come Candido Cannavò. Gemelli nell' attaccamento passionale al proprio mestiere e al proprio giornale. Per il Babbo, che non aveva moglie e figli, la Gazzetta, ancora di più, aveva il senso di una casa. Mago Laudano diventò interista da piccolo vedendo volare il portiere Angelo Franzosi sui giornali illustrati. Gli amici di Amalfi lo chiamavano Franzosi. Nel ' 62, quando sembrava che Moratti stesse per scaricare Herrera, Laudano promosse una crociata pro-Mago su Milaninter, tanto che fu convocato dal d.s. Allodi, che forse aveva in canna Fabbri. Per questo il Babbo ha sempre covato orgoglio da apostolo della Grande Inter, alla quale dedicò un racconto di fantascienza: Mazzola contro gli extraterrestri di Zuzzurra. Laudano ha firmato anche una commedia in 5 atti: «Mio figlio calciatore», che il compaesano Gaetano Afeltra, nella prefazione, definisce «un canto d' amore» e loda: «Situazioni costruite con abilità spettacolare». Gatto Il Babbo, da buon campano, amava il bello scrivere, il periodo arioso. Non ci rinunciò neppure quando il mestiere lo portò ad occuparsi di Serie C. Altra medaglia: trattava il Lumezzane come la Grande Inter. Stessa passione, stessa cura. Epiche le sue lotte per gli spazi: «Ho scritto troppo? Perché, una partita di C dura meno di una di A?». Se Arrigo Sacchi un giorno gli disse: «Caro Laudano, finalmente esco dalle tue pagine!», per salutare il balzo nel grande calcio, il Babbo non si sentiva in prigione e provava a convincerci che quel terzino del Pergocrema meritava la Nazionale. Chi è passato sotto il suo giudizio, come Galliani ai tempi del Monza, ne ha grande stima, perché ne ha assaggiato la competenza. Il Babbo era geniale anche nella compilazione della schedina che proponeva ai lettori della Gazzetta. Appallottolava i segni 1, 2 e X, poi metteva il suo gatto sul tavolo e gli lasciava scegliere il biglietto. Una volta ha fatto 12. Violini Pochi giorni fa, il Babbo ha incrociato Moratti in via Bigli che portava a spasso il cane e gli ha raccontato di quella volta che difese il Mago. Ha sofferto per l' Inter di Barcellona, l' avrebbe voluta coraggiosa come su Zuzzurra. Domenica Laudano ha raccontato Cremonese-Novara. Il suo ultimo attacco: «Novara da toccata e fuga nella città di Stradivari». A rileggerlo ora, sembra il presagio di un addio: toccata e fuga. Per Mario, la sua umanità, la sua gentilezza, la sua classe, suonino tutti i violini del mondo. Ciao, Babbo.
Garlando Luigi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ieri, a Cava de’ Tirreni, sono stato alla presentazione del libro Calcio d’autore del mio amico e collega Antonio Donadio – collega nell’insegnamento all’Ipc di Amalfi -, edito da la Scuola.  Antonio, cavese doc, bergamasco d’adozione, è poeta, giornalista, scrittore, critico letterario, traduttore di successo. Ma non è di lui che voglio parlare qui.
Mentre, inframmezzate dall’interessante dialogo tra l’autore e Franco Bruno Vitolo, che conduceva l’incontro in modo vivace e stimolante, si succedevano le letture dal libro, io pensavo proprio a lui, Mario Laudano, del quale fra qualche giorno ricorrerà il settimo anniversario della morte. Pensavo a lui per due motivi: perché allo sport del pallone aveva dedicato l’intera vita, da quando a scuola si cimentava a emulare sui fogli dei quaderni le “disegnate” di Silva che allora illustravano le partite sul settimanale Calcio illustrato, giocava a comporre fantasiose “formazioni” di dei dell’olimpo, eroi omerici, poeti o scultori del mondo greco-romano, a quando, negli anni della maturità, diede alle stampe un bellissimo libro, Mio figlio calciatore, regalatomi con un’affettuosa dedica, che ebbi pure modo di recensire.
Mi domandavo, ieri sera, mentre ascoltavo la lettura di frammenti di liriche di Umberto Saba, Pier Paolo Pasolini, Mario Luzi, Alfonso Gatto, o di brani di Giovanni Arpino, Gianni Brera, eccetera, che fanno da collante – e da struttura portante – al bel racconto intessuto da Antonio Donadio sulla evoluzione del calcio in Italia, e continuo a domandarmi stamattina a mente serena: perché Amalfi non ha fatto nulla per Mario Laudano?
Alla sua morte, sette anni fa, formulai la proposta – rimasta inascoltata - di intitolargli la palestra a Vettica. La rilancio all'amministrazione guidata da Daniele Milano.
Sigismondo Nastri

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