giovedì 22 giugno 2017

RUGGIERO FRANCESE E LA VALORIZZAZIONE DELLA GROTTA DELLO SMERALDO

In un libretto stampato nel 1949 dalla tipografia Jannone di Salerno, l’ingegnere Ruggiero Francese racconta “come fu svegliata dal sonno dei secoli la meravigliosa Grotta d’Amalfi”, poi denominata “dello Smeraldo”. Avvenne il 4 settembre 1932. “Io – avverte l’autore – non ho scoperto la Grotta, che era nota a centinaia di persone ancora viventi, pescatori, professionisti, artisti…, per i quali essa rappresentava una delle tante cavità naturali di cui è ricca la Costiera Amalfitana”. Ruggiero Francese si attribuisce il merito di aver fatto conoscere il valore scientifico, artistico e turistico di essa… tra l’ignoranza, l’invidia, l’ostruzionismo, e le minacce di chi non poteva sentire, per ottusità congenita, il dovere di contribuire a divulgarne la conoscenza”. E bisogna doverosamente dargliene atto.
Nel libro degli ospiti dell’Albergo Luna, il 12 febbraio 1858 un turista, “per il bene dei forestieri viaggiatori amanti delle cose belle”, aveva annotato che “da circa un mese fa’ si è scoperta una specie di caverna Monstrum che per la di lei qualità e rara bellezza, è un vero fenomeno da far rimanere estatico chi è anche avvezzo nel giro del mondo a veder meraviglie, per cui senza esagerazione questo bel fenomeno, solo parto della Natura, può gareggiare col Vesuvio per essere veramente degno da soddisfare pienamente la curiosità dei più critici intelligenti delle cose belle e rare”. E consigliava, a chi volesse rendersene conto di persona, “di servirsi di certo Luigi Miloni come la guida più pratica e piena di riguardi pei forestieri”.
L'ing. Ruggiero Francese
Ruggiero Francese descrive così la sua esperienza. Il mattino del 29 agosto 1932 s’incontrò in Piazza Duomo coi sigg. Francesco Carrano di Raffaele, appaltatore, Filippo Desiderio, ricevitore di dogana, e Salvatore de Rosa, tutti di Amalfi. Il Carrano gli disse di aver visto una grotta con delle stalagmiti che sorgevano dall’acqua, cosa che ovviamente gli sembrò inverosimile. Si organizzò, quindi, una spedizione per osservare il fenomeno da vicino. Vi presero parte, con il Francese, Francesco Mansi, che mise a disposizione il suo fuoribordo, l’ingegnere Pasquale Pansa, il medico Gaetano Scoppetta, Filippo Desiderio, il giovane Francesco Amodio (futuro sindaco di Amalfi e deputato democristiano al Parlamento, che ebbe poi scontri vivaci con l’ing. Francese, leader del Pci locale), Luigi Amatruda, fabbricante di carta a mano, Antonio Casanova, avvocato, Mario Mansi, professore di matematica, Salvatore Proto, e altri.
La Grotta dello Smeraldo, all’epoca era raggiungibile soltanto via mare o attraverso una lunga scalinata. Nel dopoguerra - a metà degli anni cinquanta, mi pare di ricordare - vi fu realizzato un impianto di ascensori.
Se mi si chiede un consiglio, suggerisco, senza nemmeno pensarci, di utilizzare la via del mare che consente il pieno godimento delle bellezze del paesaggio.
Intanto lancio qui una proposta: quella di intitolare all’ing. Francese la banchina di accesso alla grotta. Mi sembra il modo migliore per ricordarne l’impegno teso alla valorizzazione di questo “tempio azzurro sul mare”, come egli amava definirla.

© Sigismondo Nastri
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