lunedì 15 dicembre 2014

GIOVEDI' SERA, A SALERNO, IL CONCERTO CELEBRATIVO DI DUKE ELLINGTON NEL QUARANTENNALE DELLA MORTE DEL GRANDE MUSICISTA



Giovedì 18 dicembre, alle ore 21, il Teatro delle Arti di Salerno ospiterà il concerto celebrativo di Duke Ellington, frutto della collaborazione tra l’Associazione L’Altraarte e l’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno.
Duke Ellington con la sua formazione del 1937
Il 2014 è l’anno del quarantennale della morte del grande  compositore, pianista, band-leader, musicista che in sessant’anni di attività ha prodotto circa 1200 composizioni, consistenti in centocinquanta ore di musica personalissima, riconoscibile alle prime battute, spesso toccata dal soffio della poesia, aristocratica e popolare, colta e disimpegnata, lirica ed effervescente, impossibile da definire in tutte le sue sfaccettature, certamente la più fulgida testimonianza dell’arte nero-americana del nostro Millennio. L’Associazione L’Altraarte, diretta dal trombettista Rino Barbarulo, supportata dall’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, nella persona del commissario Angela Pace, con il patrocinio dell’assessorato Regionale al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, che ha accordato il patrocinio all’iniziativa, condividendo la scelta operata dall’E.P.T. di Salerno che pienamente si inquadra negli obiettivi programmatici della Regione, unitamente all’Azienda provinciale del Turismo di Salerno, e con la collaborazione delle testate Jazzitalia e Jazzconvention, e degli sponsor tecnici Alberto Napolitano Pianoforti e Raffaele Inghilterra, ha inteso onorare il genio statunitense evocando il sound della sua inimitabile orchestra, proponendo un percorso musicale tracciato dal critico musicale Olga Chieffi e affidato alla Big Band Swingtime composta dai canonici 15 elementi diretti dal M° Antonio Florio, tutti appartenenti al grande e preziosissimo vivaio campano.  
Da sin.: M° Antonio Florio, Angela Pace, Rino Barbarulo
Il concerto monografico su Edward Kennedy Ellington, fissato, come si è detto, per giovedì sera, «nasce - leggo nel comunicato stampa -, oltre che per celebrare una quantità di musica più abbondante di quella prodotta da Verdi o da Wagner, per sfatare ogni perplessità manifestata in campo critico di fronte a questa sterminata produzione. In un programma di circa 90 minuti, saranno eseguiti ed illustrati temi straordinari, a cominciare dalla sigla dell’orchestra ellingtoniana Take the “A” Train, firmata da Billy Strayorn, per passare attraverso i segreti del celebrato “effetto Ellington”, offerto dai solisti, i quali si ispireranno filologicamente al fraseggio del clarinetto di Barney Bigard, con l’imboccatura a New Orleans e la campana rivolta verso ogni novità, al sax baritono di Harry Carney, al quale si ancorava l’intera orchestra, indimenticabile in Sophisticated Lady, Ray Nance, Cootie Williams e Cat Anderson, i re delle trombe sia aperte che sordinate, a Juan Tizol, il trombone portoricano, dallo stesso spirito esotico di un pacchetto di sigarette Camel, dalla cui penna sono uscite Conghe e “Carovane” e ancora all’intera sezione dei sax, guidata dal tenore di Paul Gonsalves e da Johnny Hodges del quale verranno evocati, dallo stesso Antonio Florio i suoi glissando da vertigine, il suo indescrivibile “scooped pitch” in Prelude to a kiss.
“Music is my Mistress” scriveva Duke e questo suo portrait schizzerà anche la Donna ellingtoniana, domina, bride, scrubwoman, girl child, gorgeous, paragonata alle immagini più varie, dal fiore al vulcano, dal nevischio alla matematica, ispiratrice di buona parte del suo song-book: Black Beauty, Night Creature e sopra tutte, Sophisticated Lady, una creatura che non possiamo permetterci di tornire e sfiorare, poiché perfetta e giovane come settantanove anni fa. Un viaggio, questo, che passerà dal cortile di Harlem in cui nacque il Duca, con Black and Tan Fantasy ed Echoes of Harlem, ai grandi affreschi orchestrali, quali Satin Doll, In a Sentimental Mood, Across the Tracks blues, Mood Indigo, C jam Blues, a cui verrà aggiunto l’Ellington dei Festival con Launching Pad, delle suite orchestrali con Oclupaca e il senso della scrittura classica per big band, racchiuso In a Mellow tone, eseguiti nel rispetto assoluto degli impasti armonici, delle armonie originali, metafora del melting-pot americano che è a sua volta metafora della nostra umanità.»

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