venerdì 6 giugno 2014

ADDIO A DUE AMICI CARI: ANTONIO SELMI E TONINO DE VIVO



Sono ancora scioccato dalle due terribili notizie ricevute ieri, quasi in contemporanea: quella, appresa su Facebook, della tragica fine di Antonio Selmi, ad Amalfi, causata dalla rottura della scala a pioli su era salito per raccogliere albicocche nel suo giardino; e quella di Tonino De Vivo, a Eboli, comunicatami per telefono da Josè Iovane, doloroso epilogo di una malattia che lo affliggeva, sulla quale avevamo avuto più di un’occasione per confrontarci  in questi ultimi tempi. La notte scorsa, per quanti sforzi abbia fatto, non sono riuscito a prender sonno. L’immagine dei due amici mi scorreva continuamente davanti agli occhi, che tenevo serrati, nel buio della stanza. Temo che la stessa situazione si verificherà più tardi, quando mi metterò a letto.

Non riesco ad accettare la morte di Antonio Selmi. Assurda. Da non crederci. Eppure è vera. Immagino quanta familiarità egli avesse con quella scala e con quell'albero che, dopo aver assecondato tante volte i suoi gesti, improvvisamente lo hanno tradito. Sapevo dell'amore che egli metteva nella cura del giardino. Mi verrebbe da dire che è caduto come un soldato sul campo di battaglia.
Immagino il dolore della moglie, Antonietta. Formavano una bella coppia, sprizzavano serenità da tutti i pori. Antonio lo avevo incontrato di recente alla presentazione del libro di Teresa Amatruda, sua cognata, nell'antico Arsenale e a quella del libro di Angelo Tajani all'hotel Luna. Una gioia per entrambi che c'eravamo un po' persi di vista. Lo ricordo ragazzo bravissimo, educato, allegro. Tale era rimasto nella maturità. Si faceva voler bene da tutti.
Ad Antonietta, alla figliuola, a tutti i parenti giunga l'espressione del mio più sentito cordoglio. Profondamente rammaricato di non poter essere presente alle esequie, questa mattina (dall'orologio vedo che il nuovo giorno è già cominciato), nella cattedrale di Amalfi.

Di Tonino De Vivo sapevo che stava male. Le ultime telefonate me ne avevano dato conferma. Una lo aveva raggiunto appena dimesso dall’ospedale; l’altra, pochi giorni fa, quando, nuovamente ricoverato, non era evidentemente in grado di rispondere. Mi ero sentito con la moglie, Nadia, e ne avevo avvertito le preoccupazioni. Poi gli eventi hanno avuto un'evoluzione drammatica. Addio programmi predisposti da tempo: il viaggio in Sicilia, al quale egli teneva molto, e me ne aveva pure parlato;  la consueta vacanza a Londra, l’abituale “salto” a Praga, le città di origine della sua compagna. Tonino e Nadia si conobbero ad Amalfi sul finire degli anni cinquanta,  instaurando tra loro, subito, un bel rapporto sfociato nel matrimonio. Un’unione che ha superato abbondantemente il mezzo secolo, fondata su amore, stima, rispetto, comprensione, complicità, collaborazione, tale da poter essere portata ad esempio e assunta a modello di vita.
Come faccio a non piangere per la perdita di un amico come lui? Io e Tonino siamo stati compagni di scuola, di giochi e di avventure, fino a quando gli impegni di lavoro non lo hanno portato via da Amalfi: a Torino, poi a Eboli. Non avevamo possibilità di vederci frequentemente, ma ci sentivamo al telefono, comunicavamo via e_mail o su Facebook.
L’amicizia, quella vera, è un sentimento indistruttibile.
Nella mattinata trascorsa, grazie a un passaggio datomi da Josè, sono andato a Eboli per rendere a Tonino l'estremo tributo di affetto e per testimoniare a Nadia e ai figliuoli la mia commossa solidarietà.

Solo il raccoglimento e la preghiera possono dare conforto in situazioni come queste, che ho descritte qui sopra. Non servono altre parole.


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