giovedì 25 agosto 2016

IL TERREMOTO E LA SCUOLA "ANTISISMICA" CHE SI SBRICIOLA

Quando si verifica un evento giudicato “eccezionale”, in questo caso un terremoto, la parola che più frequentemente viene ripetuta è “fatalità”. Stavolta, dopo il sisma che ha devastato Amatrice, Accumoli, Arquata e altri piccoli paesi del centro Italia, la discussione ha preso un’altra piega: la necessità, sostenuta in tv da architetti, ingegneri, geologi, che si metta "in sicurezza"  il patrimonio edilizio del paese. A cominciare dagli edifici pubblici: municipi, caserme, per garantirne l'operatitività anche in situazioni di emergenza, e le scuole.  Si sostiene  che ogni fabbricato debba avere la propria carta d’identità, un libretto di manutenzione tipo quello in uso per gli impianti a caldaia. Va bene, certo. Ma siccome siamo in Italia, una domanda mi viene spontanea: chi ci garantirà che un'attestazione di "antisismicità" potrà farci dormire sonni tranquilli? 
Cito un esempio, il più recente. Senza fare un’indagine più ampia e neppure a ritroso. Ad Amatrice è andato in macerie l’edificio scolastico, ricostruito nel 2012 (solo quattro anni fa). Realizzato a prova di terremoto. Eppure è crollato. Per fortuna, di notte e in periodo di chiusura delle scuole. La concomitanza di queste circostanze ha impedito una ulteriore tragedia. Nella tragedia, già immane, che ci fa piangere e commuovere.

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