venerdì 26 agosto 2016

TORNA VIVO NELLA MENTE IL RICORDO DEL TERREMOTO DEL 23 NOVEMBRE 1980

Le immagini drammatiche del terremoto, che ancora stamattina la tv trasmette da Amatrice, Accumoli, Arquata, richiamano alla memoria il sisma che devastò la Campania e la Basilicata nel 1980.
Abitavo a Maiori nel parco Cocomero, in via Gaetano Capone. Quella domenica, 23 novembre, eravamo appena tornati dalla messa nella chiesa di san Domenico (che poi è rimasta chiusa, per il restauro, fino a un anno fa), io, mia moglie, mio figlio che aveva otto anni. Erano le ore 19.34.  Mia madre teneva in braccio mia figlia bambina quando tutto, in casa e fuori, cominciò a tremare con violenza spaventosa. I soprammobili cadevano con fragore dalle mensole e dai ripiani. Il palazzo oscillava come il pendolo d’un orologio. Stavamo al quarto piano, quasi a ridosso della spiaggia, il vetro del balcone proiettava nello sguardo la superficie del mare incredibilmente piatta. 
Appena la scossa passò, dopo quaranta interminabili secondi, mia madre si precipitò al piano di sotto da mio padre, che era rimasto solo. Giusto il tempo di buttaci qualche coperta addosso, e scappammo giù terrorizzati. Seguirono altre scosse, quelle cosiddette di assestamento. E' la prassi, informano i geologi. Ma una prassi che aggiunge panico a panico.

Per molte notti dormimmo in auto, sul lungomare. Stretti stretti sui sedili, in modo da difenderci dal freddo. Ci mancava il coraggio - come a tantissimi altri - di rientrare nelle abitazioni. 
A ripensarci ora, ci andò bene, perché Maiori, paura a parte, non subì danni rilevanti.

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