lunedì 25 gennaio 2016

LA SPLENDIDA SERATA DI SABATO 23 GENNAIO AL CASTELLO DI ARECHI, A SALERNO, IN ONORE DI EDUARDO MANZUR

“La torcida argentina” di Eduardo Manzur, lo scrittore argentino che sabato scorso è
Il Castello di Arechi
stato ospite del Castello di Arechi a Salerno, nell’ambito di una straordinaria serata di tango e milunga, organizzata da Maria Longo, dev’essere sicuramente un testo scomodo. Io non l'ho letto,  me ne rendo conto dal frammento interpretato dalla compagnia teatrale “I Murattori” di Positano, nella interpretazione di due mostri di bravura, Gian Maria Talamo e Enzo De Lucia, quest’ultimo nel ruolo di un intrigante pappagallo. 

d
Nella foto di Massimo Capodanno, tratta dal suo blog Positano my life: (da sin.):
Lorena Manzur, Eduardo Manzur, Sigismondo Nastri, Tomas Avendano Manzur
Ecco uno stralcio del dialogo che, pure se riguarda la nazione sudamericana, può essere ben applicato al nostro paese: “L'Argentina? Io penso a me! oramai con la globalizzazione, questo paese non esiste più. Hai capito? L'argentina non esiste. L'unico paese che esiste sul pianeta  sono gli stati Uniti d'America. E sai perché hanno globalizzato tutto? Perché questo impero ha poco tempo di vita, e globalizzando fanno sì che se cadono loro, cadiamo tutti. Tu pensi che io sia uno stupido? No, caro mio, no! La disoccupazione in questo paese è un'arma politica. Guarda la scena. I politici per arrivare al potere ti promettono di abbassare l'indice di disoccupazione, poi una volta arrivati al governo dimenticano... molto velocemente le loro promesse.”
Serata di incontri,  ascolti, sorrisi, parole, silenzi,  gesti, sguardi, abbracci, note: così l’ha definita Maria Longo. Ed è vero. 
Eduardo Manzur con Sigismondo Nastri
(foto di Massimo Capodanno tratta dal blog Positano my life)
Dico subito che mi sono divertito, molto: ad assistere a uno splendido tango di Adriano Mauriello e Flor Beltramo – musica, passione, energia, coinvolgimento -, che ha acuito in me il rammarico di non aver mai imparato a ballare; poi ad ascoltare, incantato, l’intervista appassionata fatta a Eduardo Manzur dalla figlia Lorena; e, scusate l'immodestia, a leggere le cinque poesie tratte dalla raccolta “Palabras y algo más”, che ero riuscito a tradurre, dallo spagnolo, addirittura in napoletano. Credo proprio di essermela cavata bene. Bravo  il giovanissimo Tomas Avendano Manzur, che le ha lette in italiano. Il nonno, Eduardo, con quello sguardo penetrante, in un volto da vecchio santone, m’è parso assai soddisfatto.
C'è stato anche un simpatico momento gastronomico: l'assaggio di squisite empanadas: fagottini di pasta ripieni di carne di manzo tritata, cipolla e altri ingredienti, tipici dell'America latina.
Non se la prenderà l'amico Massimo Capobianco, fotoreporter di lungo corso, se "rubo" dal suo blog, Positano my life, alcune foto della serata.

Nessun commento:

Posta un commento