venerdì 29 aprile 2016

UNA GIORNATA DI STUDIO A RAVELLO PER LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI RESTI DEL MONASTERO DELLA SS. TRINITA'

Domani, sabato 30 aprile, alle ore 17.00, nell’Auditorium di Villa Rufolo a Ravello, l’ATS - costituita dall’Associazione Ravello Nostra (capofila), dal Comune, dall’Università degli Studi di Salerno e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali - organizza una giornata di studio per presentare il progetto di “Recupero e valorizzazione degli scavi del complesso del Monastero della Santissima Trinità”, finanziato con i fondi del Ministero della Gioventù, nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Sono stato sempre convinto che il territorio della Costiera è come un pozzo dal quale c’è tanto da tirar fuori. Nonostante i saccheggi subiti. Basta metterci mano. Come è capitato a Ravello. Tra il 2002 e il 2003 la Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno Avellino e Benevento ha riportato alla luce parte del monastero benedettino della SS. Trinità, fondato nel 944, che accoglieva esclusivamente donne appartenenti a nobili famiglie. Constava di un ingresso con un piccolo vestibolo, di un dormitorio abbastanza grande, in grado di ospitare, nella seconda metà del Cinquecento, più di trenta monache, e di un giardino recintato da “alte mura”, collocato ad oriente, di una chiesa ad una sola navata con in fondo il coro e l’organo. Con le leggi napoleoniche sulla soppressione degli ordini monastici, agli inizi del diciannovesimo secolo, i monasteri, con numero inferiore a dodici religiose professe, dovevano essere aggregati ad altri dello stesso ordine. Nonostante il rifiuto delle suore di abbandonare quel complesso monastico e il sostegno dell’Arcivescovo di Amalfi, delle autorità civili e degli abitanti di Ravello, le religiose furono costrette a trasferirsi nel monastero di San Giorgio di Salerno nel marzo 1812. Quell’edificio cominciò così ad essere smantellato pezzo per pezzo. Parte delle tegole e delle travi di legno che sostenevano la copertura del dormitorio servirono per la Cappella di San Pantaleone. Una campana, il bancone per conservare gli arredi liturgici e altre suppellettili finirono nella chiesa di San Michele Arcangelo a Torello. Ciò che resta oggi è parte dell’antica chiesa con quattro stanze. Da salvare, com’è giusto, e valorizzare, perché è patrimonio della nostra storia, della nostra cultura, della nostra fede.
L’incontro si aprirà i saluti di Paolo Vuilleumier, sindaco di Ravello; Paolo Imperato, presidente dell’Associazione Ravello Nostra; Alfonso Andria, presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, Maria Giovanna Riitano, direttore del Dipartimento di Scienze del patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Salerno. Proseguirà con l’intervento sugli aspetti archeologici del sito di Rosa Fiorillo, docente di Archeologia Medievale presso l’Università degli Studi di Salerno. Pasquale Palumbo, assessore all’Ambiente del Comune di Ravello, descriverà la genesi del progetto i cui prodromi risalgono alla manifestazione “Puliamo il mondo 2012”. Il Responsabile dell’UTC del Comune di Ravello, Rosa Zeccato, illustrerà il progetto di recupero che prevede interventi di ristrutturazione che potranno garantire un’esemplare gestione dell’area. Salvatore Amato, da parte sua, affronterà gli aspetti prettamente storici che metteranno in luce l’importanza che il monastero ha avuto per l’intera comunità ravellese. Pio Manzo tratteggerà le fasi in cui si articolerà il progetto; Luigi Criscuolo, Pasquale Ruocco e Arianna Villani illustreranno gli interventi di valorizzazione del sito.  Maria Carla Sorrentino presenterà lo staff, composto da giovani di Ravello e della Costa d’Amalfi.

La promozione dell’area, con l’inserimento nel circuito turistico della Costiera e l’attivazione di laboratori d’arte, guidati da artigiani, e l’organizzazione di mostre, presentazioni di libri e collaborazioni artistiche con il vicino polo ceramico vietrese, costituiranno il fondamento per la gestione e la valorizzazione del sito. Obiettivo a lungo termine dell’iniziativa è quello di creare una sensibilità diffusa per la tutela del proprio patrimonio storico-artistico e ambientale sia in termini di vivibilità che di ritorno economico.

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