venerdì 16 settembre 2016

QUANDO, AD AMALFI, FUI LATORE DI UN MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. IL MIO RICORDO DI CARLO AZEGLIO CIAMPI

Ho appreso dal telegiornale, all’ora di pranzo, la notizia della morte di Carlo Azeglio Ciampi, avvenuta stamane a Roma alla veneranda età di novantacinque anni.  Aveva ricoperto la carica di Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, eletto al primo scrutinio con una larga messe di voti, dopo essere stato governatore della Banca d'Italia per quattordici anni e presidente del Consiglio del Ministri dal 28 aprile 1993 al 10 maggio 1994.
Ad Amalfi era venuto più di una volta, in vacanza con la moglie, signora Franca, quando ancora le sue condizioni di salute glielo consentivano, fermandosi a gustare le deliziose specialità dolciarie della Pasticceria Pansa in piazza Duomo. E non disdegnando di scambiare qualche parola con chiunque gli si avvicinasse.
Carlo Azeglio Ciampi
L'Italia perde con lui un grande fedele servitore dello Stato e, soprattutto, una persona perbene. Un signore d'altri tempi.
E ora il mio ricordo personale.
Quel pomeriggio, si era alla vigilia (o antivigilia, non ricordo bene)  della intitolazione all’onorevole Francesco Amodio  del largo antistante l’ingresso del Palazzo municipale di Amalfi, mi trovavo per pura combinazione nella casa di Maiori a svolgere alcune faccende. Squillò il telefono. Convinto che all’altro lato del filo ci fosse mia moglie alzai la cornetta e risposi con disinvoltura. “Pronto, dimmi: che vuoi?”.  No, non era lei. Una voce, che non conoscevo, mi lasciò di stucco. “Qui Palazzo del Quirinale. Gradiremmo parlare con Sigismondo Nastri”. “Sono io”, risposi con diffidenza, sospettando un maldestro scherzo da parte di qualcuno.
La voce m'invitò ad attendere che mi mettesse in contatto con un funzionario della Segreteria generale della Presidenza. Questi m'informò che il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, mi avrebbe mandato un telegramma con un suo messaggio, da leggere all'inizio della cerimonia in ricordo del parlamentare amalfitano. “E lo invia a me? – tentai di replicare. – Io non ho alcun ruolo istituzionale”. “Sì, a lei - mi sentii ribattere - e lo leggerà lei”.
Per la verità ero stato io a scrivere pochi giorni prima a Ciampi, da cittadino, pregandolo di far pervenire un sua  testimonianza su Amodio, che era stato per quattro legislature deputato al Parlamento e per lunghissimi anni sindaco di Amalfi.
Accettai l’incarico e, temendo che il telegramma arrivasse in ritardo (era un venerdì pomeriggio: la posta me lo recapitò il lunedì successivo), chiesi di trasmettermelo intanto a mezzo fax. Dopo mezz’ora era già nelle mie mani.
L’indomani, nel salone Morelli di Palazzo San Benedetto - presenti le massime autorità provinciali e i sindaci della Costiera -,  esordii con queste parole: “Tutto mi sarei aspettato nella vita fuorché di essere latore, un giorno, di un messaggio del Presidente della Repubblica”. Non mi pareva vero. Ancora non mi sembra vero. Fu un gesto di grande sensibilità umana di Ciampi, del quale non finirò mai di essergli riconoscente.
Sigismondo Nastri


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