lunedì 9 dicembre 2013

IL MIO LIBRO RECENSITO DA AMBROGIO IETTO

Scopro con sorpresa, ancor prima dell'alba, sul sito www.ambrogioietto.com, questa recensione di Ambrogio Ietto, che mi riempie l'animo di gioia. Gliene sono profondamente grato. La giornata comincia bene. Ne ho conferma quando apro finalmente il balcone e vedo il sole che fa capolino sulla collina di Pastena in un cielo perfettamente azzurro. Sia ringraziato il Signore.
Salerno, 9 dicembre 2013
La poesia di Sigismondo Nastri
Presso la biblioteca comunale di Amalfi è stata presentata nei giorni scorsi l’ultima opera poetica di Sigismondo Nastri, cittadino DOC dell’antica repubblica marinara grazie ai natali sopraggiunti settantotto anni fa verso la fine del segno zodiacale dell’ariete, nel cuore della valle dei Mulini. Non si svela un segreto arcano nell’indicare l’età dell’amico che non ha avuto indugi nel chiudere la tenera, suggestiva raccolta di poesie “Ho coltivato sogni“ (De Luca Editore, pagg. 156) con una lirica dall’inequivocabile titolo ‘Settantotto primavere'.

E sono proprio gli ultimi due versi di questo componimento (E’ tutto guadagnato ciò che mi aspetta da domani in poi) a rasserenare il poeta e lo stesso lettore coinvolto, soprattutto se più o meno coetaneo dell’autore, in un succedersi di ricordi e di esperienze passate che, nella didascalica definizione offerta dallo stesso Nastri, finiscono, queste ultime, grazie ad un magico processo catartico – liberatorio, col trasformarsi in sogni.

Egli ha ragione nell’identificare il ricordo con la storia vissuta di gesti, parole, illusioni, tormenti, sconfitte, protetto dalla pietra del tempo. La raccolta, infatti, non è avara di ricordi che vanno dal richiamo mentale del  pane nero di segala dura  divorato dal  bimbo cresciuto all’ombra dei cannoni, nel corso delle vicende anche drammatiche dell’ultimo conflitto bellico, alla  notte senza silenzio  tra il 25 e il 26 ottobre del 1954 di Maiori, animata dai vortici d’acqua del Reginna e dalle urla degli alluvionati soccombenti.

Non mancano i ricordi tenerissimi di Mariangela,  un frullo d’ali come di farfalla, o della madre che il poeta ritrova di tanto in tanto in sogno col suo  sguardo sereno, la luce degli occhi e l’umiltà dei gesti.

Nei molti sogni vissuti ad occhi aperti la fanno da padrone, come puntualmente sottolinea Rino Mele nell’interessante prefazione, le  parole mute del mare, il  quarto di luna nel cielo che imbruna il silenzio delle piccole cose e tanto, tanto amore espresso verso la donna amata e le molteplici e differenziate creature dell’universo.

Di straordinaria intensità le  preghiere che confermano, nell’autenticità del messaggio, la salda, invidiabile fede di Sigismondo Nastri, profondamente immerso in un ricorrente stato d’animo intonato ad una vaga tristezza ma fortunatamente alimentato dalla speranza della  porta che conduce alla luce.

Poesia limpida, vissuta e coinvolgente la sua.
Ambrogio Ietto
www.ambrogioietto.com 

P.S. La stessa recensione l'ho trovata, più tardi, in bell'evidenza, su "Cronache del Salernitano". Un grazie, perciò, anche al direttore Tommaso D'Angelo e a tutti gli amici del giornale.

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