giovedì 12 dicembre 2013

LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO D'ARTE DE LUCA 2014 NELLA SALA DEL GONFALONE DEL PALAZZO DI CITTA' A SALERNO. IL MIO INTERVENTO



Pubblico qui il testo del mio intervento alla presentazione del Calendario d'arte De Luca 2014. 
Salerno, Palazzo di Città - sala del Gonfalone
Giovedì 12 dicembre 2013, ore 17.00 
Presentazione del Calendario d'Arte De Luca 2014
dedicato al pittore PASQUALE AVALLONE

Il calendario d’arte 2014 di De Luca Industria grafica e cartaria è dedicato a Pasquale Avallone, che ritengo il pittore più rappresentativo di quella felice stagione d’arte fiorita a Salerno tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento. Se non altro, per le opere importanti da lui realizzate per le sedi istituzionali: Palazzo di città, Camera di commercio, Banca d'Italia. 
Da sinistra: Sigismondo Nastri, Isabella Valente, Marco Alfano, Andrea De Luca
(foto di Gugliemo Gambardella)
Ma questa è solo una provocazione che lancio alla professoressa Isabella Valente, che tratterà dettagliatamente della vita e dell'opera di Pasquale Avallone, e all'amico Marco Alfano, curatore scientifico del calendario e della mostra allestita in questa stessa sala.

Saluto con deferenza le figliuole dell’artista, Anna e Lina Avallone, ringraziandole della presenza e manifestando loro l’apprezzamento più sincero per il gesto munifico a favore della città di Salerno: la donazione di 120 tra disegni e schizzi del loro papà.  Con l’auspicio che possa essere di esempio ad altri…
Ma mi fermo qui, cercando di non andare oltre il mio ruolo di coordinatore di questo incontro.


Pasquale Avallone, L'attesa
Dico solo che Pasquale Avallone è un pittore che mi affascina. Come Pietro Scoppetta, del resto, del quale ad Amalfi stiamo celebrando i 150 dalla nascita. Quando sono stato a casa Avallone, insieme con Andrea De Luca, Marco Alfano e il compianto Nino Bassi, per i necessari contatti con le figlie dell’artista, dopo che Andrea aveva lanciato l’idea di dedicargli il calendario, ho avuto l’impressione di entrare in un museo: tante le opere alle pareti. E ognuna di esse mi trasmetteva una emozione, un’intensa commozione estetica. Sia che si trattasse di un paesaggio, di un angolo di costa, sia che mostrasse una figura femminile, sia che avesse un soggetto religioso.

Però mi corre un obbligo, ad inizio di questo incontro, prima ancora di passare il microfono all’assessore Ermanno Guerra per il suo saluto, da perfetto padrone di casa, qual è, e poi alla dottoressa Barbara Cussino, dirigente del settore Musei e Biblioteche della Provincia, e al dott. Antonio Ilardi, vice presidente della Camera di Commercio: tre enti che si segnalano per la particolare attenzione ai problemi della cultura e che dispongono di un cospicuo patrimonio di opere d'arte.  Provincia e Camera di Commercio già hanno spazi espositivi aperti al pubblico: la Pinacoteca Provinciale, in via Mercanti, e la sala allestita nella sede storica della Camera di Commercio in via Roma. E' necessario che anche il Comune recuperi le opere sparse per gli uffici, o date in comodato ad altre istituzioni, per creare un "Museo della città di Salerno": un'esigenza avvertita ormai da tutti.

Pasquale Avallone, Pomeriggio
Devo rendere testimonianza a colui che di questa serie di calendari è stato l’ideatore e l’artefice: Giuseppe De Luca, don Peppe De Luca, che ci ha lasciati poco più di un mese fa.

Quella dei calendari d’arte De Luca è una tradizione che va man mano consolidandosi. Non so neppure dire quando è cominciata. Se ricordo bene, il primo calendario fu dedicato a Luca Albino. L’artista forse più vicino, per ragioni affettive, a don Peppe. Perché Albino fosse il suo pittore prediletto l’ho raccontato nell’ultima pagina del calendario. Sicuramente perché lo conobbe da ragazzo, quando il papà, l’indimenticabile don Andrea, tipografo dell’arcivescovo, come amava definirsi, ad Amalfi, gli commissionò una serie di disegni per le copertine dei suoi quaderni. Quella frase di don Andrea, rivolto al figlio: “E’ un artista, va trattato con rispetto”, ha rappresentato, in tutto l’arco della vita di don Peppe, un insegnamento, un monito, uno stimolo a coltivare i rapporti con tutti gli artisti operanti sul territorio salernitano, con particolare riferimento alla Costa d’Amalfi. Quelli affermati e, soprattutto, quelli emergenti, da incoraggiare e sostenere.

Tra i protagonisti dei calendari di De Luca cito, oltre a Luca Albino, Angelo  Della Mura, Domenico De Vanna, Gaetano Esposito (l’anno scorso). E poi i ceramisti: Ernestine Cannon, Irene Kowaliska, Andrea d’Arienzo.

Un'immagine della sala, gremita di pubblico
(foto di Guglielmo Gambardella)
Sempre a don Peppe De Luca si devono le mostre di stampe antiche, altra sua passione. Sono stato con lui, più di una volta, al tempo della nostra giovinezza, in giro per l’Europa. Abbiamo visitato insieme decine e decine di botteghe di antiquariato. Sempre alla ricerca di stampe. Ne trovava, eccome. Lo paragonavo, allora, a un cane da tartufo, perché, dovunque si recasse, era capace di intuire subito dove mettere le mani. Portava sempre con sé, in tasca, un block-notes nel quale aveva trascritto gli indirizzi di galleristi e antiquari.


E’ stato un collezionista solerte, accorto, intelligente. Ed è grazie a lui se oggi noi possiamo avere una raccolta organica, omogenea, rappresentativa di quelli che sono stati – tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del novecento – i fenomeni artistici sul nostro territorio, e dei loro protagonisti.

E’ stato don Peppe l’anima delle mostre retrospettive che, dal dicembre 1997, a palazzo sant’Agostino, hanno riportato all’attenzione della critica e del grande pubblico Ulisse Caputo, Pietro Scoppetta, Antonio Ferrigno, Gaetano D’Agostino, Gaetano Capone. Mostre accompagnate da corposi e documentati testi monografici stampati dall’azienda grafica De Luca e a cura di Massimo Bignardi (tranne quello relativo a Ulisse Caputo, curato dalla professoressa Picone Petrusa). E poi l’impegno, a fianco del Centro di cultura e storia amalfitana, per la pubblicazione del volume “I pittori di Maiori” di Bignardi, che rende giustizia a quel gruppo di artisti comunemente chiamati “costaioli”.

Pasquale Avallone, Salerno com'era
Don Peppe – dice Bignardi – “ha svolto un lavoro capillare, proprio da ‘servitore di piazza’ così come la storia definisce gli eruditi locali dell’età moderna: un collezionista e, al tempo stesso, a suo modo, uno studioso che, non per la bramosità della ricerca scientifica quanto per la passione che miscela istinto ed amore, ha saputo mettere su, pagina dopo pagina, una raccolta che oggi restituisce la traccia più significativa di una delle vicende della cultura artistica italiana della fine del secolo XIX, passata fino agli anni Novanta nel silenzio della storiografia o, peggio ancora, è stata avvolta dall’alone di una leggenda locale. […] A lui si deve il coraggio e la perseveranza di aver salvato un patrimonio culturale dalla sua preannunciata scomparsa”. 

Per questo, aggiungo io, dobbiamo serbargli profonda e duratura riconoscenza.

***

Stasera avrebbe dovuto essere con noi l’avvocato Nino Bassi. Amico di don Peppe, amico nostro. Ma anche Nino se n’è andato, un mese e mezzo fa.  Era stato lui a portarci a casa Avallone,  lo entusiasmava l’idea di questo omaggio a Pasquale Avallone, si prefiggeva di inserire nel calendario anche un suo testo. Il destino non glielo ha consentito.

Nino Bassi aveva accompagnato spesso don Peppe De Luca in giro per aste, gallerie, mercati d’arte. Aveva i suoi stessi interessi.

Egli era un frequentatore di circoli, mostre, incontri culturali, dibattiti, cerimonie ufficiali. Ma, soprattutto, era un innamorato di Salerno, un puntiglioso e attento raccoglitore e custode di patrie memorie: stampe, libri, documenti, dipinti, fotografie, vecchie cartoline. Cimeli d’ogni tipo. Pagine di giornali con le cronache locali. Era felice di essere riuscito a trovare, salvandola dall’oblio, una pergamena di laurea della Scuola Medica Salernitana, che fu esposta nel novembre 2010 alla Pinacoteca provinciale.
Più volte mi aveva manifestato l’intenzione di affidare la sua raccolta a un’istituzione pubblica. Perché – diceva, e ne era convinto - può rappresentare  un contributo fondamentale alla conoscenza del passato della città.

Nino Bassi, che forse non era troppo amato per il carattere spigoloso, ma schietto, sincero, per certi giudizi pungenti, e lui ne era consapevole, merita di essere annoverato tra i cittadini benemeriti di questa Salerno che, dalla sua storia, dalla sua cultura,  trae l’energia per darsi un assetto più adeguato ai tempi che viviamo, per rinnovarsi, per proiettarsi nel futuro come città europea.

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