mercoledì 15 ottobre 2014

SULL'ALLUVIONE DI MAIORI DEL 25-26 OTTOBRE 1954 RIPROPONGO LA TESTIMONIANZA RILASCIATAMI DAL COMPIANTO FRANCESCO AMODIO, ALL'EPOCA SINDACO DI AMALFI, CHE COORDINO' I PRIMI SOCCORSI

Sull'alluvione di Maiori, avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954, ripropongo qui integralmente un mio articolo, pubblicato sul quotidiano "Il Tempo" del 24 ottobre 1974, nel quale raccolsi la testimonianza dell'onorevole Francesco Amodio, che all'epoca di quella calamità era sindaco di Amalfi.

«I vent'anni trascorsi dalla terrificante notte del 25 ottobre 1954 non hanno cancellato nella memoria di quanti vissero quelle ore angosciose la scena apocalittica del corso Reginna di Maiori sventrato dalla furia delle acque, dei palazzi divelti dalle fondamenta e abbattuti, della pietosa opera di ricerca dei corpi delle vittime tra le macerie.

La gente fu colta di sorpresa nel sonno. Nella sua corsa rovinosa verso il mare, la fiumara trascinava enormi macigni, travolgeva alberi, animali, case, ponti, strade. Molti non ebbero scampo.
Tra le molte testimonianze raccolte, riportiamo una delle più significative, quella dell'onorevole Francesco Amodio, che all'epoca era Sindaco di Amalfi.
"E' una pagina triste, terribilmente triste della mia vita. Avevo presieduto il Consiglio comunale di Amalfi fino ad ora molto avanzata, mentre fuori la pioggia continuava a venire giù in maniera da lasciare tutti preoccupati nel timore che si verificasse una di quelle alluvioni che di frequente creavano stati di allarme e di paura tra la popolazione, prima che si fosse provveduto a dare una definitiva sistemazione al torrente Canneto.
l'on. Francesco Amodio
Svegliato durante la notte da un consigliere comunale, che era stato informato del disastro avvenuto nella vicina Maiori, già alle prime luci ero con altri concittadini sulla strada della Costiera, ma dovemmo lasciare la macchina a Minori, allagata, e 'guadare' il torrente d'acqua e di melma che stagnava lungo la nazionale, dopo esserci assicurati che fortunatamente vittime non ve n'erano state.
Portatici a Maiori, qui la tragedia ci apparve nella sua gravità: una scena veramente apocalittica. Il corso Reginna del tutto distrutto nella sua parte terminale, mentre acque limacciose continuavano a venire giù dai monti e dalle vallate; fabbricati, tra i più belli e più antichi, interamente crollati e notizie - le più tragiche e le più dolorose - di numerose vittime rimaste sotto le macerie, travolte dalla violenza dell'uragano.
Resomi conto della gravità del disastro, nonostanter ben quattro persone della mia famiglia avessero perso la loro vita nell'immane tragedia, decisi di ritornare ad Amalfi per avvertire le autorità provinciali e predisporre i primi mezzi di soccorso per la popolazione, rimasta senz'acqua e senza rifornimenti di alcun genere.
Amalfi rispose generosamente al mio urgente appello e nello spazio di pochissime ore riuscimmo a far partire un motoveliero carico di derrate e di acqua potabile raccolta in damigiane, da distribuire a quelli che, sopravvissuti, erano rimasti senza né casa né tutto. Da Napoli partirono autobotti, mentre da Salerno, anch'essa profondamente ferita, si cominciò a predisporre aiuti più massicci.
Da Maiori, il giorno successivo, risalimmo fino a Tramonti e potemmo constatare i danni che anche quella laboriosa cittadina aveva sofferto per il tremendo uragano.
Vi fu davvero una mobilitazione di uomini e di organizzazioni, da quelle statali a quelle della Pontificia Commissione di Assistenza. Tra i primissimi a correre sui luoghi del disastro fu il nostro compianto indimenticabile Arcivescovo Rossini che, con mons. Mario Di Lieto, oggi Vescovo di Cerignola, fu il coordinatore, nei giorni seguenti, di tutta l'organizzazione che si dovette creare dopo i primi frammentari interventi.
Vennero il Presidente della Repubblica (Luigi Einaudi, n.d.r.), il Ministro dell'Interno, parlamentari, autorità, che vollero recare anche una parola di conforto alle popolazioni colpite."
Ma, se pure il ricordo di quel luttuoso evento è vivo, bisogna dire che esso è lontano, molto più lontano dei vent'anni trascorsi.
Completata l'opera di ricostruzione, eseguiti i lavori di sistemazione dei bacini montani a difesa degli abitati, realizzate le necessarie infrastrutture, Maiori e Minori si sono affermate, in questi ultimi anni, quali centri turistici di prim'ordine.
La pagina del Tempo del 24 ottobre 1974 con l'articolo
di Sigismondo Nastri che raccoglie l'importante
testimonianza dell'onorevole Amodio
Tuttavia, a Maiori restano insoluti il problema della copertura dell'alveo del torrente 'Reginna' nel tratto che attraversa il centro abitato e quello di dare sistemazione agli ultimi baraccati. Dispace veramente doverlo rilevare.
La copertura del 'Reginna', oltre che per ragioni sentimentali - il desiderio di tutti i maioresi di veder rinascere il vecchio 'corso' - si rende necessaria per seri motivi igienico-sanitari: nei mesi estivi l'acqua stagnante, maleolente, fa prolificare mosche e zanzare.
Nel settore dell'edilizia, anche in quella popolare, si è fatto moltissimo, però che poche baracche superstiti proprio nelle adiacenze della scuola media e del palazzo comunale non costituiscono uno spettacolo decoroso. In una città che ha registrato una autentica valanga di cemento armato, spesso con largo scempio del paesaggio.» © SIGISMONDO NASTRI
Così mi esprimevo quarant'anni fa. Oggi ci si è abituati a vedere il corso Reginna com'è. In attesa che partano i lavori di rifacimento del fondo stradale. Dovessi riscrivere l'articolo, avrei difficoltà a confermare che i bacini montani, nello stato attuale (cioè senza adeguata manutenzione), sono in grado di "proteggere" gli abitati.
© Sigismondo Nastri

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