venerdì 18 gennaio 2013

MICHELLE E BARAK OBAMA AL "CAFE' MILANO" DI FRANCO NUSCHESE



Per festeggiare il 49° compleanno della first lady, il presidente degli Stati Uniti ha scelto il “Cafè Milano” di Franco Nuschese, considerato il più prestigioso ristorante italiano di Washington. E questo mi fa molto piacere per evidenti ragioni di… campanile. Nuschese è di Minori: uno dei tanti emigrati dalla Costiera che, con l’intelligenza, il garbo, la preparazione professionale, sono riusciti a eccellere fuori dei nostri confini.
Michelle e Barak Obama – riferiscono le cronache - sono arrivati con una ventina di amici a Prospect Street, intorno alle ore 19. Il corteo di auto, partito dalla Casa Bianca, ha mandato il traffico in tilt. Vi sono rimasti per circa tre ore, consumando antipasti a base di mozzarella di bufala e peperoni marinati, fusilli bucati alla genovese con pecorino romano, cernia con purea di finocchio e cime di rapa, tagliata di manzo al sale nero e, per finire, ricotta e pera.  
Il “Cafè Milano” è il punto di riferimento di statisti, politici, uomini d’affari, artisti, rappresentanti del mondo della comunicazione. Nel 2008 anche papa Ratzinger, allora cardinale, vi festeggiò l’ottantunesimo compleanno.
Franco Nuschese, insignito del titolo di commendatore dal presidente della Repubblica italiana, è nato e cresciuto in Costiera amalfitana. Fin da piccolo, leggo in una nota biografica su "Sognando Italia", la sua passione è stata la cucina. Pur amando svisceratamente  la propria terra (ci torna spesso, vi ha trascorso anche l’ultima vacanza estiva), sentiva che doveva conoscere il mondo. Fatte le prime esperienze a Londra, nel 1982 è partito per gli Stati Uniti. Appena arrivato in America, ha trovato lavoro in alcuni ristoranti a Las Vegas. Di lì si è trasferito a Washington dove ha aperto il “Cafè Milano”, divenuto ben presto un tempio della gastronomia per la qualità del cibo, l’efficienza e lo stile del servizio, la raffinatezza dell’ambiente. E, aggiungo io, per la simpatia, il garbo e la capacità di comunicare del proprietario. 
Se posso permettermi di fargli un appunto, eccolo: sfogliando il menu, ricco di raffinate specialità italiane,  sono rimasto sorpreso nel trovarvi  il limoncello “di Sorrento”. Nulla da eccepire sulla bontà del prodotto, ma perché non quello “di Minori”?

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