mercoledì 23 gennaio 2013

SABATO MAIORI RICORDA CARMINE CONFORTI, NEL SETTIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

Sabato 26 gennaio, alle ore 18.00, a Maiori, nel salone di rappresentanza di Palazzo Mezzacapo, sarà ricordata la figura del professore Carmine Conforti nel settimo anniversario della scomparsa.
La manifestazione è stata promossa dal Comune e dall'Associazione culturale "La Feluca".
Nell'occasione sarà presentato il libro inedito "Breve storia dell'Agricoltura Amalfitana".
Non so se potrò esserci. Lo spero vivamente. 
Ebbi modo di parlare di Carmine durante la cerimonia di inaugurazione della Biblioteca comunale di Maiori, costituita con i suoi libri, quelli del compianto onorevole Francesco Amodio ed anche con una prima tranche dei miei (conto di completare quanto prima la donazione). Il mio sogno è che quella biblioteca - aperta dal martedì al venerdì, dalle ore 16 alle 18, a cura dell'Associazione Culturale "La Feluca" e inclusa nel circuito nazionale delle biblioteche (come mi precisa il consigliere delegato per la cultura Mario Piscopo, che ringrazio) - possa diventare il fulcro della vita culturale maiorese e un punto di riferimento per gli studiosi, ma soprattutto per i giovani.
Penso sia utile riproporre qui il mio intervento.

Io ho conosciuto Carmine Conforti nel 1959, quando a iniziativa di Andrea Della Pietra e di altri amici comuni si pensò di dar vita a un giornale, affidandone a lui la direzione. Era un modo per testimoniargli vicinanza e affetto. Soprattutto, gli si riconosceva una “leadership” per la sua spiccata intelligenza e la sua carica umana. Tra questi amici, Peppino De Luca, il cui padre aveva una tipografia ad Amalfi. A quel tempo io ci lavoravo.
Il giornale lo chiamammo “Ulixes”: chiaro riferimento all’eroe omerico al quale Dante fa dire: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtude e canoscenza”. Nell'immaginario dell'uomo moderno la figura di Ulisse è il simbolo della ricerca del sapere, di colui che tenta nuove strade e sposta in continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso ciò che è ancora sconosciuto. “Ulixes”, oltretutto, richiamava  “Sirenide”, la rivista culturale fondata da un gruppo di giovani intellettuali della costiera sul finire degli anni venti. Manco a farlo apposta, rovistando in tipografia, trovai il cliché, già utilizzato per “Sirenide”,  che riproduceva Ulisse legato all’albero della nave e i marinai ripresi nello sforzo della remata.
Toccò a me, di sera, dopo che gli operai erano andati via, assemblare il numero zero del giornale, insieme con Peppino. Salvo, la mattina dopo, prenderci i rimbrotti del “proto”, Saverio Gargano, per il casino di caratteri di piombo lasciati alla rinfusa sui banchi della composizione. Ponemmo il cliché accanto alla testata, riempimmo gli spazi morti con dei piccoli segni zodiacali. Certo, l’impaginazione lasciava a desiderare. Alla fine, però, riuscimmo a portare a termine il lavoro.
Per la stampa fu utilizzato della carta color rosa, rimanenza di altre lavorazioni.
Carmine Conforti l’ho ritrovato, all’inizio degli anni settanta, quando da Amalfi mi sono trasferito a Maiori. Da allora, ho seguito, anche da cronista, tutte  le sue azioni a difesa dell’ambiente. Soprattutto quella messa in atto negli anni ottanta contro la società petrolifera Elf, che voleva effettuare trivellazioni al largo delle nostre coste. Una battaglia condotta, e poi vinta (al Consiglio di Stato, come si ricorderà),  col coinvolgimento di tutte le nostre comunità locali. Era stato proprio lui a scoprire, sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi del 29 febbraio 1984, che il ministero dell’Industria aveva conferito il permesso di ricerca nel tratto di mare compreso tra Capo d’Orso e Foce Sele e a intuire i danni che ne sarebbero derivati al territorio.

Ha ragione Michele Cinque quando scrive che Conforti “si è impegnato con discrezione e riservatezza, senza ricercare il palcoscenico della stampa o i vantaggi della politica, su tutti i fronti, muovendosi, per l’ambiente, lui che era costretto su una sedia a rotelle, perché aveva perso l’uso delle gambe per la poliomielite a cinque anni, più di chiunque altro in Costiera amalfitana”. Come responsabile del Wwf era in prima linea nella lotta contro gli incendi boschivi, la pesca illegale, l’inquinamento, l’abusivismo. Lotta che conduceva attraverso denunce, articoli di giornale, presentazione di dossier, partecipazione a convegni, incontri, dibattiti. 
Suo tratto distintivo, il coraggio, per nulla intaccato dal pur grave handicap fisico. Coraggio dimostrato anche quando dovette trasferirsi a Montesano sulla Marcellana, ai confini meridionali della provincia, dove ebbe inizio la sua carriera di docente di materie letterarie, conclusa poi all’Istituto Nautico di Maiori.
A Carmine Conforti va dato atto di un’azione fondamentale su temi di grande interesse per la costiera: l’approvazione del Piano di coordinamento territoriale, l’istituzione del Parco regionale dei monti Lattari, la tutela di aree di particolare rilevanza naturalistica quali la Valle delle Ferriere, il Vallone Porto di Positano, Capo d’Orso, il Demanio di Maiori.
“Ho uno splendido ricordo di lui – dichiara Gianni Menichetti, il poeta-artista che vive stabilmente nel Vallone Porto –,  è stato il primo a difendere questo selvaggio, ma vulnerabile microcosmo. Si è sempre esposto con coraggio ed è stato il primo a scrivere degli scempi e discariche che avvenivano in questa zona che dovrebbe essere protetta; è una persona che ammiravo e per cui avevo una grande stima umana anche per affinità elettive. Aveva una vastissima cultura umanistica (basta guardare la qualità dei suoi libri per rendersene conto, aggiungo io). Andavo spesso a trovarlo, un tipo molto all’antica col senso ed i modi della gentilezza composta e riservata di una volta”.
Conforti è scomparso, a 61 anni, il 25 gennaio 2006. Con lui è venuto a mancare, lo sottolineava Donato Bella su Civitas, un personaggio che, per tensione etica, cultura e spessore intellettuale, è stato, per la costiera amalfitana, quello che Antonio Cederna ha rappresentato per il movimento ambientalista italiano.
Il testamento spirituale che ci ha lasciato è racchiuso in quel suo libro “La Costiera amalfitana tra consumo e tutela”, che dovrebbe rappresentare un codice etico per gli amministratori comunali: “La Costiera amalfitana – scriveva Carmine – è un bene culturale di interesse nazionale. Da questa premessa, tuttora valida nonostante l’inconsulta rapina degli ultimi trent’anni, bisogna partire per immaginare un futuro diverso per questo territorio, capace non solo di tutelare ciò che può ancora essere salvato, ma anche di riqualificare l’intero sistema dei rapporti ambientali della zona […] Quello che occorre è un salto di qualità culturale, che consenta di convincersi – una volta per tutte – che la consumazione del patrimonio ambientale, se può fare la fortuna di singoli gruppi o individui, scarica poi immensi costi sociali sull’intera collettività e sulle generazioni a venire, per le quali si prepara un imponente disastro fatto di inquinamento, degradazione del suolo, saturazione del territorio e irreparabile perdita di risorse, possibilità ed energie”.

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