martedì 15 maggio 2012

SALERNO, I FESTEGGIAMENTI PER I 50 ANNI (+1) DELLE ARTI GRAFICHE BOCCIA


Ilaria D'Amico
Sono stato, in mattinata, alla celebrazione dei 50+1 anni delle Arti Grafiche Boccia s.p.a. nella zona industriale di Salerno. C’era il gotha della finanza e dell’imprenditoria italiana, a cominciare dalla presidente di Confindustria (ancora per pochi giorni) Emma Marcegaglia, che ha concluso, con un appassionato intervento – appassionato nei toni, forte nei contenuti – una tavola rotonda sulle nuove sfide della filiera della carta. Alla discussione, moderata da Ilaria D’Amico, hanno partecipato:  il presidente della Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete; il presidente della Federazione italiana editori giornali Giulio Anselmi; il presidente dell’istituto di ricerca AASTER Aldo Bonomi; il vice presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati Raffaello Vignali; il presidente della Symbola Fondazione per le qualità italiane,  Ermete Realacci; l’autore del libro fotografico celebrativo dell’evento, Luca Campigotto.   
Una prima considerazione. Dipendesse da me proporrei la conduzione di Ilaria D’Amico a tutte le scuole di giornalismo, come modello didattico. Elegante, brillante, concreta – come lo è sempre nei suoi programmi televisivi, sia quelli di sport sia quelli di approfondimento politico-culturale -, ma soprattutto capace di indirizzare i vari interventi nel modo più intelligente, senza che la folta platea – composta per lo più da imprenditori, italiani e stranieri, ma anche da operatori dei media – avesse a stancarsene.
Cav. Lav. Orazio Boccia
In apertura dei lavori è stato letto un messaggio di compiacimento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha fatto pervenire una targa ricordo. A rappresentare le istituzioni locali, il sindaco Vincenzo De Luca (“arriva da Salerno e da questa azienda – ha dichiarato - un messaggio di fiducia all’Italia in un momento in cui le istituzioni continuano a parlare e non decidere”) e il presidente della Provincia Edmondo Cirielli.  Espressioni beneauguranti sono state rivolte alla famiglia Boccia anche da Giuseppe Mussari, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI); Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda; Luigi Brugnaro, presidente di Confindustria Venezia.
Vincenzo Boccia
Il fondatore, cavaliere del lavoro Orazio Boccia, ha raccontato il “lungo percorso di combattimento” che ha dovuto affrontare – lui, che ha avuto un’infanzia difficile - da quando decise di aprire una piccola tipografia, dotata allora di una semplice macchina “pedalina”. Oggi, come ha ricordato il figlio Vincenzo, amministratore delegato dell’azienda e vice presidente di Confindustria, la Arti Grafiche Boccia s.p.a. stampa quotidiani, riviste specializzate, cataloghi, prodotti per la grande distribuzione organizzata, etichette per i comparti dell’agroalimentare, del beverage e del pet food.  Ha impianti all’avanguardia  e, oltre alla sede produttiva di Salerno, è presente a Londra, Parigi, Roma e Milano. In dieci anni, dal 2001 al 2011, il fatturato è passato da 9 milioni di euro a 45 milioni. Contemporaneamente, il numero di occupati è salito da 65 a 230.
Emma Marcegaglia
Un’azienda proiettata nel futuro,  ha insistito Orazio Boccia: “Non stiamo festeggiando i cinquant’anni trascorsi, ma quelli che verranno”. Un’azienda  – gli ha fatto eco Vincenzo Boccia – che ha un punto di forza inimitabile: le 'persone' che ci lavorano, “con le loro competenze, il loro spirito di squadra, il gusto della sfida, la voglia dell’approfondimento, della formazione” e quella “di superarsi accettando e facendo propria la sfida del futuro, la passione per il proprio lavoro”.
Azienda, quindi, intesa come 'comunità'.  Non a caso, nel corso della discussione, sono state evocate la figura di Adriano Olivetti e la sua utopia  di abbinare le logiche e i successi dell'impresa ad un progetto sociale.  "Abbiamo voluto - ecco il messaggio, sempre attuale, trasmessoci da quell'imprenditore illuminato di Ivrea - che la natura e la luce accompagnassero la vita della fabbrica per non trasformare nessuno in un essere troppo diverso da quello che vi era entrato. Nel lavoro intelligente e scrupoloso dei nostri ottocento operai, nello studio metodico e incessante dei nostri quindici ingegneri, c’è la certezza di progresso che ci anima. La lealtà dei nostri lavoratori è il nostro attivo più alto". 

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