martedì 15 ottobre 2013

DOMANI, A LUCCA, SI PRESENTA IL NUOVO LIBRO DI MASSIMO BIGNARDI, "PRATICARE LA CITTÀ", NELL'AMBITO DI UN INCONTRO PROMOSSO DALLA FONDAZIONE RAGGHIANTI, CON LA PARTECIPAZIONE DI ENRICO CRISPOLTI

Domani, mercoledì 16 ottobre, alle ore 17.30, presso la Fondazione Centro Studi sull'arte "Licia e Carlo Ludovico Ragghianti", a Lucca (via san Micheletto, 3), è in programma un importante incontro su "Praticare la città. Nascita, storie ed esperienze dell'arte ambientale in Italia", con la partecipazione di due studiosi che hanno da sempre dedicato particolare attenzione a questo delicatissimo affascinante tema: Enrico Crispolti e Massimo Bignardi. Introdurranno la discussione Maria Teresa Filieri e Federico Chezzi.
Massimo Bignardi
Nell'occasione sarà presentato il libro "Praticare la città" di Massimo Bignardi, edito da Liguori (2013), nel quale egli ripercorre le esperienze di due decenni che l'hanno visto partecipe al dibattito storico-critico e progettista di nuovi interventi di arte ambientale. Esperienze che, per l'autore, hanno assunto i caratteri di un'avvertita identità critica che s'interroga, continuamente, sul "farsi della ricerca" e che affianca una metodologia di operatività ambientale ad un'attenta ricostruzione di eventi e di personalità poco dibattuti, a volte inediti alla storiografia italiana, come è per gli interventi nella Caracas di Villanueva degli anni Cinquanta e Settanta o nella Barcellona all'indomani della morte di Franco. "Pratica" di una professione socialmente creativa che alimenta domande, spingendo la riflessione sui nodi problematici e sulle dinamiche progettuali. 
"Un libro che dà conto - scrive Enrico Crispolti nella prefazione - di quella che nella consistenza delia personalità di studioso di Bignardi, nel quadro della sua identità e creatività storico-critica, rimane forse la più corposa e direi onnicomprensiva esperienza. Il senso di quanto questo libro attesta e documenta, riassunto di esperienze vissute tutte nel vivo della problematicità del loro farsi, viene, infatti, da lontano, e direi che ne porta un segno di autenticità di contro a un certo andazzo in questi anni dilagante del parlar leggero (quando non sconsiderato) di 'arte ambientale'."


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