domenica 19 aprile 2015

UNA SERATA DI FESTA, CON EX ALUNNI E COLLEGHI, PER I MIEI OTTANT'ANNI

Due giorni intensi di festeggiamenti per il mio ottantesimo genetliaco, come mai avrei potuto sognarli: la giornata di venerdì, com’era doveroso, l'ho passata con i miei familiari. Rinunciando all’invito, che mi era stato rivolto, di andare a leggere le mie “priére… napulitane” all’università. Spero che lo si possa fare in altra data.  
La serata di sabato l’ho trascorsa –  con mia moglie – insieme a una folta schiera di ex alunni: che ho sempre considerato – e ancora considero! – la mia seconda famiglia, alla quale ho cercato di dare, per trentacinque anni, il meglio di me stesso. E se oggi ancora sono circondato dal loro affetto, forse sono riuscito nell’intento. La presenza di colleghi che mi restano cari – Maria Candida Trotta, Adriana Farina, Anna Cavaliere ColangeloSalvatore Sorrentino, Antonio Donadio, Carmine Pagano, Anna Maria Imperato De Vivo, con  i quali ho condiviso lunghi tratti del percorso lavorativo – ha rappresentato per me un ulteriore motivo di soddisfazione.  Li ringrazio vivamente.
Questa festa s’è svolta nell’atmosfera particolare della Valle dei Mulini di Amalfi, che mi ha restituito la nostalgia del tempo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza, vissuto proprio lì, e dell’impegno di docente, dato che in quella zona era ubicata la “nostra” scuola, l’Istituto professionale per il commercio: un’atmosfera arricchita dalla cordialità coinvolgente di Rocco Bellogrado, patròn della taverna “Miseria e Nobiltà”, e dalla verve straripante di una moltitudine di ex allievi e allieve. Con questi ingredienti la serata è divenuta fantastica, unica, magica, irripetibile.
Stanotte ci pensavo, mentre le immagini mi tornavano davanti agli occhi nel dormiveglia  e non sapevo dire se s'era trattato di un sogno o di meravigliosa realtà.
Ieri sera ero fermo, con mia moglie, all'imbocco di via Nuova Chiunzi a Maiori, in attesa di recarmi  per il rendez-vous, organizzato alla perfezione da Eva Torre (con la condivisione di tutti: non posso elencare qui i loro nomi, me ne sfuggirebbe certamente qualcuno), indiscutibile leader del gruppo. Ingenuo o sprovveduto, credevo che si trattasse dell'abituale appuntamento conviviale, che riesce a raccogliere non più di 20/25 persone, che si ripete una o due volte all'anno. Avevo con me una torta al limone preparata dalla Pasticceria Trieste di Maiori, quella che porto ogni volta che ci si riunisce,  fragrante e deliziosa al palato,  e una magnum di Asti Martini. 
Quando sono arrivato a Valle dei Mulini e ho visto una marea di persone ad attendermi, e intanto a far bolle di sapone come a me piace, sono rimasto frastornato e c'è voluto un bel po' per farmi riprendere. Mi son reso subito conto che la torta e lo spumante non potevano bastare.

Poi, quasi per scacciare dalla mente questa preoccupazione, ho cominciato a recitare il ruolo del "vecchio signore" calandomi sul capo la bombetta acquistata a Londra sessant’anni fa, e tirata ora dall’armadio, impugnando il bastone (per darmi un tono più chic) e mettendomi al collo il solito collaudato ciondolo di cornetti e altri amuleti: mi son messo a cantare (si fa per dire..., col karaoke), a ballare (peggio!), a parlare, dialogare, raccontare. Anche a gustare le ottime pietanze preparate da Rocco Bellogrado e dai suoi collaboratori.
All’improvviso, il miracolo! Sulla scena è comparsa un’altra torta, monumentale. Appena l’ho vista, mi stava venendo un colpo. Riproduceva alla perfezione la prima pagina di un quotidiano: quel Giornale di Napoli, col quale io collaboravo. Un giornale che m'è rimasto nel cuore. E si raccontava – su quella torta - la mia storia, accompagnata da due foto emblematiche dell'attività di cronista (un'intervista a Andreotti) e di "pseudo" poeta (l'incontro con Quasimodo, complice Peppino Liuccio). Una torta meravigliosa che avrebbe meritato di essere esposta in un museo. Ma era così buona e s’è esaurita in un baleno! Un capolavoro, firmato da Salvatore De Riso, un maestro dell’arte pasticcera che onora la Costa d’Amalfi e l’Italia.
Ho vissuto così, fino a notte inoltrata, un’esperienza indimenticabile, oltretutto perché inaspettata, inimmaginabile.
Grazie, ragazze e ragazzi (lo siete sempre per me, anche se c’è qualcuno tra voi che sta per diventare nonno), dal profondo del mio cuore. Sono certo che continuerete a volermi bene.
Sigismondo Nastri

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