domenica 24 luglio 2016

UN DURO ATTO DI ACCUSA DI PAPA BERGOGLIO CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO. IL COMMENTO DI DOMENICO DE MASI SUL PERIODICO "SAN FRANCESCO"

Sull’ultimo numero (giugno 2016) di San Francesco, il mensile della Basilica di Assisi diretto dal mio conterraneo Padre Enzo Fortunato, il professore Domenico De Masi commenta l’omelia di Papa Francesco, pronunciata a Santa Marta il 18 maggio scorso, nella quale mette sotto accusa lo sfruttamento del lavoro. “Le ricchezze in se stesse sono buone”, dice il papa, ma quanti accumulano ricchezze con sfruttamento, lavoro in nero, contratti ingiusti  sono delle "sanguisughe che vivono dei salassi del sangue della gente”. E aggiunge: “Il sangue di chi è sfruttato nel lavoro è un grido di giustizia al Signore. Lo sfruttamento del lavoro, nuova schiavitù, è un peccato mortale”.
Sono parole dure, che dovrebbero giungere al cuore, far riflettere, in particolare quanti si definiscono cristiani, ma temo che – presi da altre cose, il calciomercato (penso ai 94 milioni di euro per un giocatore di pallone), ad esempio, o Pokémon go, le vacanze  al mare o in montagna – si dissolvino come una folata di vento.

Mai forse, prima d’ora, un papa si era espresso, su un tema sociale così importante come quello del lavoro, con tanta chiarezza di linguaggio.  Per completezza d’informazione, De Masi aggiunge due dati statistici impressionanti:  “i 62 uomini più ricchi del mondo detengono una ricchezza pari a quella di 3,5 miliardi di poveri (cioè metà di tutto il genere umano vivente); “le dieci famiglie più ricche d’Italia, da sole, accumulano una ricchezza pari a quella di sei milioni di italiani poveri”.

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