lunedì 4 marzo 2013

A NAPOLI, VENERDI', UN INCONTRO-DIBATTITO SU "MEDICO E MALATO DI FRONTE ALLA SOFFERENZA E ALLA MORTE"



Venerdì 8 marzo,  alle ore diciannove, presso la Sala Valeriano in Piazza del Gesù 2 a Napoli, è in programma un incontro-dibattito su “Medico e malato di fronte alla sofferenza ed alla morte: dialogo fra culture”.

Vi parteciperanno: Paolo Gamberini, gesuita, docente di Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. S. Luigi; Aldo Masullo, filosofo, professore emerito di Filosofia Morale dell’Università di Napoli; Giulio Parnofiello, gesuita, docente di Teologia Morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. S. Luigi.

L’incontro è promosso dal Centro Culturale “Gesù Nuovo” - Gruppo Sanità con lo scopo di offrire momenti di riflessione sull’impatto che sofferenza e malattia hanno sull’uomo  malato. Si vuole, inoltre, riflettere su come nella cultura contemporanea, poco abituata  a confrontarsi e ad accettare i propri limiti, vi sia una sorta di rimozione della morte, con ripercussioni anche nella cultura medica, per cui  i malati terminali, sovente, sono confinati in una sorta di “limbo” ospedaliero, dove il personale sanitario, abituato per tradizione al contatto con la morte, ha difficoltà, nonostante le proprie competenze,  ad accompagnare l’uomo morente.
L’incontro propone il confronto tra culture diverse, intrecciando percorsi mentali non preordinati.

Credo che vada evidenziato qui il significato forte che ha questa iniziativa, che si svolgerà nel luogo in cui è più avvertita la “presenza” di quel grande clinico che fu san Giuseppe Moscati, medico del corpo e delle anime. Il quale, in una lettera al mio antenato Antonio Nastri, suo collega e amico, in data 8 marzo 1925, così scriveva:  "Il medico si trova poi in una posizione di privilegio, perché si trova tano spesso a cospetto di anime che, malgrado i loro passati errori, stanno lì lì per capitolare e far ritorno ai principii ereditati dagli avi, stanno lì ansiose di trovare un conforto, assillate dal dolore. Beato quel medico che sa comprendere il mistero di questi cuori e infiammarli di nuovo. Ma è indubitato che la vera perfezione non può trovarsi se non estraneandosi dalle cose del mondo, servendo Iddio con un continuo amore, e servendo le anime dei propri fratelli con la preghiera, con l'esempio, per un grande scopo, per l'unico scopo che è la loro salvezza".

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