mercoledì 13 marzo 2013

IL MIO DEVOTO OMAGGIO AL NUOVO PONTEFICE. CHE IL SIGNORE LO PROTEGGA E LO ASSISTA NEL SUO DIFFICILE COMPITO

Incredibile, ma vero. Ero con mia moglie davanti al teleschermo, questo pomeriggio, aspettando la fumata bianca, sul comignolo della Cappella Sistina, che poi c'è stata alle ore 19.06. Parlando con lei, prima ancora che si aprisse la finestra della Loggia centrale di san Pietro e si proclamasse l'Habemus Papam, ho manifestato la convinzione che, di lì a poco, avremmo avuto un papa sudamericano. Forse era solo un auspicio il mio, però abbastanza radicato nella mente. Anche se il pensiero andava al cardinale brasiliano più che all'argentino. Poi le ho detto (scherzando): "che bello se il nuovo papa scegliesse di chiamarsi Francesco, anziché Pio, Leone, Benedetto, Giovanni o Paolo. Sarebbe un segnale di rinnovamento veramente forte".  Nel solco dell'insegnamento, dell'esempio del Poverello d'Assisi.
 Ho azzeccato entrambe le previsioni. 
E' vero, non si sa ancora se il nome che il papa stesso s'è dato, Francesco, è riferito al santo di Assisi o a san Francesco Saverio, cofondatore della Compagnia di Gesù, alla quale Bergoglio appartiene. Poco cambia, perché si tratta di due santi che hanno seguito percorsi più o meno paralleli: dall'estrazione sociale (entrambi erano di famiglia nobile e facoltosa) alla rinuncia dei beni materiali per una scelta di vita dedicata a Dio e al prossimo, caratterizzata da castità, povertà, pellegrinaggio, obbedienza.
M'è piaciuto l'impatto del nuovo pontefice con la immensa folla radunatasi in piazza san Pietro: "Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo ma siamo qui». Come pure l'invito a pregare "per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI...  perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca". E poi anche per lui, il tutto espresso con grande cordialità e semplicità. Mi verrebbe da aggiungere: con umiltà.
Non mi piace la corsa, subito iniziata, sul web a gettare ombre sulla figura Jorge Mario Bergoglio. Mi fido di quanto scritto in una lettera apostolica dal titolo “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente” diretta al popolo argentino, laddove si condanna decisamente il periodo della dittatura e le gravi violazioni della dignità umana. Nel documento leggo: “Questo, avvenuto in un contesto di grande fragilità istituzionale e reso possibile dai dirigenti di quel periodo storico, ebbe gravi conseguenze che segnarono negativamente la vita e la convivenza del nostro popolo. Questi fatti del passato che ci parlano di enormi errori contro la vita e del disprezzo per la legge e le istituzioni sono un’occasione propizia affinché come argentini ci pentiamo una volta di più dei nostri errori per assimilare l’insegnamento della nostra storia nella costruzione del presente”. Da cattolico, m'inchino con animo devoto davanti a Papa Francesco, successore di san Pietro e Pastore della Chiesa universale, e prego Iddio affinché lo lo protegga, lo assista e renda fecondo il Suo apostolato.

Mi si perdoni l'espressione, che può sembrare irriverente, ma non lo è (si sa che il nuovo Papa è appassionato di calcio, tifoso del san Lorenzo): gli auguro di essere, in questo tempo così controverso, così tormentato - ved. il caso Watileaks -, tanto da aver provocato la rinuncia di Benedetto XVI, il Messi della Chiesa: un Messi  super, come quello che abbiamo ammirato ieri sera nell'incontro di calcio Barcellona-Milan, capace di risolvere - anche da solo, se necessario - le situazioni più delicate e difficili.

Buon lavoro, Papa Francesco!

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