sabato 23 marzo 2013

PER LA XXI GIORNATA DI PRIMAVERA DEL FAI, LA MOSTRA DI PAOLO SIGNORINO ALLA PINACOTECA PROVINCIALE DI SALERNO


Per la XXI Giornata di Primavera del Fondo italiano per l’ambiente (FAI), la Pinacoteca Provinciale di Salerno (in via dei Mercanti)  ospita la mostra “Per Europa” di Paolo Signorino, nell’allestimento di Floriana Gigantino, responsabile del Servizio Musei della Provincia. Il catalogo, a cura di Erminia Pellecchia e Laura del Verme, è edito da Arte’m.
Alle pareti, innanzitutto, una rivisitazione del “Ratto d’Europa” di Luca Giordano: un mito che ha appassionato artisti di tutti i tempi, dall’autore dell’affresco conservato nella Casa di Giasone a Pompei a Guido Reni, a Botero, senza dimenticare Tiziano e Lorrain. Come i poeti, del resto: Omero, Ovidio, Metastasio, per citarne qualcuno. La scena è quella canonica:  Europa, la giovane e bellissima principessa, figlia del re Agenore, portata via in groppa da Zeus, che ha preso le sembianze di un toro, inghirlandato di fiori. Solo che in Signorino scompare la corte di amorini che circonda, inneggiando, l’animale. E, sul drappo azzurro, teso come un vessillo, compare emblematicamente il cerchio delle dodici stelle dorate, simbolo dell’Unione Europea che, tra incomprensioni, gelosie e diffidenze, acuite dalla recessione economica, tiene insieme i paesi del vecchio continente.  Finalmente in pace, dopo l’ultimo conflitto mondiale. Ed è la prima volta che succede nella loro storia. Sembra che Signorino voglia celebrare proprio questo ritrovato spirito di amicizia e di solidarietà. Del resto, il rapimento di Europa non è visto, nella letteratura e nell’arte, se non come gesto d’amore. Da sottolineare la scena: l’animale impegnato in un galoppo affannoso – perché la ragazza è bella, sì, ma solida nelle fattezze – in un contesto silenzioso, piatto, deserto:  un’ampia distesa di spiaggia, che lascia pochissimo spazio al mare, sullo sfondo di una montagna che richiama quella di Capo d’orso. E un olivo, che, seppure snello, ha profonde radici, con ricca chioma sulla quale volteggia la colomba. A simboleggiare la pace conquistata  e rinsaldata.
Paolo Signorino (dal catalogo della mostra)
Per il resto, l’esposizione ripropone, a distanza di quindici anni, quella allestita nel marzo 1998 al Parlamento europeo di Strasburgo, dal titolo ”Quinze portraits de nos littératures”.  Ogni paese è rappresentato da un personaggio della sua letteratura. Dei quindici ritratti qui ce ne sono undici:  Charles Edgar du Perron (Paesi Bassi); Konstantinos Kavafis (Grecia), Fernando Pessoa (Portogallo), James Joyce (Irlanda), Frans Eemil Sillanpää (Finlandia), Federico Garcia Lorca (Spagna), Johan August Strindberg (Svezia), Marcel Proust (Francia), Maurice Maeterlinck (Belgio), Virginia Woolf (Gran Bretagna), Giacomo Leopardi (Italia).
Nell’introduzione al catalogo, il filosofo Giuseppe Cacciatore individua tre elementi caratterizzanti della pittura di Paolo Signorino: il segno, l’immagine e l’idea. Segno e immagine che si fondano su “un’idea forte che tiene insieme, con la coerenza dell’immediatezza della visione e della consapevolezza concettuale, l’opera del pittore e la realtà etico-politica del nostro tempo”:  l’idea  di una dimensione unitaria della cultura e dello spirito. “E’ grazie ad essa – nota Cacciatore – che è possibile percepire l’acuta crisi politica e spirituale dell’Europa, ma anche di tornare alla sua originale costituzione aperta e plurale: l’Europa che affonda le sue radici nelle tre grandi città simbolo dell’antichità classica: Atene, Roma e Gerusalemme. E’ la stessa tensione dialettica che vedo emergere dalla traccia pittorica di Signorino, nella quale, almeno a me sembra, viene in primo piano, tra i volti assorti e pensosi dei poeti e il caleidoscopio dei paesaggi europei, un’idea di vita storica che è fatta di contrasti e negazioni, ma che è anche espressione e ricerca di unità, realizzazione ininterrotta di positività e di libertà”.

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