martedì 19 marzo 2013

BONTA', TENEREZZA, AMORE; CUSTODIRE LA GENTE, AVER CURA DI OGNI PERSONA E DELL'AMBIENTE IN CUI VIVIAMO: ECCO IL DOCUMENTO PROGRAMMATICO DI PAPA FRANCESCO



“Morto un  papa se ne fa un altro”, si usa dire. Niente di più vero, a parte il fatto che, questa volta, l’elezione di un papa non è avvenuta dopo il decesso dell’altro. Benedetto XVI  è vivo e sta bene, nel regime di clausura che s'è scelto: solo che, per età, per le tante circostanze delle quali è stato testimone e vittima, non ce l’ha fatta più ad andare avanti. E ha voluto, responsabilmente, passare la mano. Magari lo facessero i nostri politici! Resta il fatto che, ogni volta che si assiste – da quando c’è la televisione – alla elezione di un pontefice, alle sue prime sortite, quello che lo ha preceduto viene subito dimenticato. Forse per il carisma del prescelto, per la sua diversità nella continuità del magistero, forse perché siamo noi a cercare sempre negli avvenimenti degli elementi di novità. A scanso di equivoci, Jorge Mario Bergoglio, all'inizio dell'omelia, ha indirizzato a Joseph Ratzinger gli auguri per la festa onomastica.

Fatta questa premessa, dico subito che papa Francesco è davvero un personaggio straordinario. Per la  spontaneità dei gesti, per il  modo di porsi, per quel desiderio – già espresso – di riformare la Chiesa, di riportarla  alla autenticità delle  origini. Di farla tornare ad essere esempio per i nostri comportamenti.  “Vorrei una Chiesa povera per i poveri” ha detto: se avesse bisogno di uno slogan, di un manifesto programmatico, eccolo subito trovato.

Papa Francesco porta sulla cattedra di san Pietro l’esperienza delle grandi periferie di Buenos Aires, dominate dalla miseria. Sono le stesse periferie di altre parti del mondo, anche le nostre periferie. Ecco perché invita i ministri della Chiesa, a partire dai cardinali, a “camminare”, e non solo: perché "noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va". Quindi, insiste: camminare, edificare, confessare. Spero che trovi ascolto. Specialmente presso certi  sacerdoti (forse anche vescovi) che intendono il loro servizio come una professione: messe, funzioni, feste,  e basta. Per questo,  papa Francesco - che ha come modello il Poverello di Assisi - avverte il rischio che la Chiesa diventi “una Ong pietosa”, abdicando al suo ruolo di “sposa del Signore”.  E aggiunge: “Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza".

“Miserando atque eligendo”  (lo guardò con misericordia e lo scelse) sta scritto nel suo stemma.  Una frase di enorme significato, tratta dalle Omelie di San Beda il Venerabile,  riferita all’episodio della vocazione di San Matteo: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). La misericordia è uno dei fondamenti della vita cristiana. Perché fonte di misericordia è Dio stesso: ce lo insegna San Paolo.

Un concetto, la misericordia, che va di pari passo con altri espressi oggi nel discorso della cosiddetta "intronizzazione" (termine che la semplicità della cerimonia rende ormai obsoleto)bontà, tenerezza, servizio. Bisogna "custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore", ha sottolineato papa Francesco, facendo subito comprendere che al centro del suo pontificato  egli pone i più deboli, gli emarginati, gli ultimi. Lo si è visto quando, attraversando sulla jeep piazza san Pietro, ha fatto fermare la vettura, ne è sceso per andare ad abbracciare una persona disabile confusa tra la folla. Un gesto che sicuramente, c'è da credere, egli ripeterà molte volte.  Ma è un papa che nel solco del messaggio francescano rivolge attenzione particolare al creato. Nella  omelia di oggi, infatti, rivolgendosi agli oltre centotrenta capi di stato e di governo, a personaggi che detengono, nel mondo, il potere economico, politico o sociale, ha implorato: "Per favore, siate custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell'altro e dell'ambiente”.  Ovvio, non lo ha chiesto solo a loro, ma a tutte le persone di buona volontà. In un mondo angustiano da gravi problemi di inquinamento, dall'impoverimento delle risorse naturali, in un mondo che va autodistruggendosi, c’era proprio bisogno di un papa ecologista. Sia ringraziato il Signore.

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