martedì 26 marzo 2013

LE "INTERSEZIONI" DI COSIMO BUDETTA IN MOSTRA A SALERNO


Credo che Cosimo Budetta, se fosse vissuto in altra epoca, molto indietro nel tempo, avrebbe fatto il miniaturista. Lo immagino, e non so dire perché,  a decorare, nel silenzio di un monastero, antichi manoscritti. Forse per una certa sacralità che intravedo nel suo incedere, nel suo interloquire, resa più solenne dalla barba brizzolata. Ma è una mia suggestione, questa, della quale sono ancor più convinto dopo che ho visitato, l’altra sera, la mostra allestita presso l’Archivio di architettura contemporanea in via di Porta Elina a Salerno. Luogo arioso, accattivante, in pieno centro, che una volta era occupato da un panificio. Giusta la nuova destinazione a sala di esposizioni: perché l’arte - la cultura, nelle sue varie sfaccettature - è pane, seppure inteso come alimento dello spirito.
Cosimo Budetta (a destra) con Gillo Dorfles
Cento acquarelli alle pareti, piccolissimi, realizzati su raffinato supporto cartaceo. Quasi a comporre altrettante pagine di un unico libro, con un appena percettibile filo conduttore: una storia non da raccontare esplicitamente – solo in pochi casi c’è l’ausilio della didascalia – ma da offrire alla nostra immaginazione, alla nostra fantasia. E non fa niente se essa prevarica quella dell’autore: compaiono, così, innanzi agli occhi, cavalli rampanti, tori, uccelli, segni zodiacali, ma anche esplosioni stellari, aurore boreali, tempeste tropicali, e così via.  Il disegno è tagliente, deciso -  a “punta di coltello”, mi verrebbe da dire -, con linee che s’intersecano (il titolo della mostra è “Intersezioni”) a formare triangoli, trapezi, dentro i quali scivola il colore, luminoso e vibrante nelle sue svariate sfumature: che di volta in volta è rosso, turchese, verde, giallo, blu, bronzo. Con chiazze di bianco tratte dalla carta stessa. Budetta gioca come se la pittura fosse per lui – certo che lo è! - un puro e semplice divertissement.  Ma è, nello stesso tempo, e soprattutto,  lucidissimo esercizio di tecnica, virtuosismo,  inventiva, rielaborazione e sintesi di un lungo percorso artistico, compiuto in Italia e fuori, tale da meritargli l’apprezzamento di personalità  del livello di Gillo Dorfles (per citare il più anziano e il più autorevole). In sintesi, esercizio di poesia. 
C’è da dire che Cosimo Budetta è un artista sui generis, non legato alle mode e neppure al mercato. “Un artista assolutamente singolare - lo definisce Mario Lunetta -, che si muove da maestro sia nelle grandi dimensioni pittoriche e scultoree che nella ceramica e negli spazi esigui della pagina a stampa”. Questo gli consente di esprimersi in assoluta libertà: in tutte le manifestazioni della sua personalità. Nella ideazione e realizzazione di  preziosi, quanto introvabili, "libri d'artista",  in comunione con gli esponenti di maggiore spicco del mondo letterario nazionale, che sono veri capolavori. Dove i disegni, irridenti, graffianti, fanno pendant con filastrocche, scioglilingua,  accostamenti di parole surreali o grottesche. A condizionarlo è, forse, solo il  carattere schivo, lontano da ogni forma di mondanità. Eppure, all’inaugurazione della mostra, ieri sera, c’era un gran pubblico, composto da gente (anche giovani!)  interessata, competente. Che ha seguito con attenzione il talk-show moderato dal giornalista Marcello Napoli, animato dagli interventi puntuali di studiosi e critici - Francesco D’Episcopo, Gerardo Pedicini, Nicola Scontrino -, dopo il saluto istituzionale di Ermanno Guerra, assessore comunale per la cultura. 

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