domenica 25 marzo 2012

I SENI DI AFRODITE NEL "TRONO LUDOVISI" ALL'ESAME DEL GINECOLOGO


Un amico, dal Belgio, mi ha scritto: “Devo chiederLe un piacere. Nel corso di uno dei miei brevi soggiorni a Roma, ho scattato la fotografia che allego, ma non ricordo più il nome di questo splendido bassorilievo e neppure la sua collocazione...”. Guardo l’immagine, mi spremo le meningi, quella scultura la conosco,  forse no, ripeto tra me, poi mi convinco che  non l’ho mai vista. Consulto qualche libro che ho sotto mano e non ne trovo traccia. Mi arrendo. Rispondo all’amico, con rammarico, che non sono in grado di dare una risposta alla sua domanda. Quasi contemporaneamente egli mi fa sapere che la soluzione l’ha trovata da solo. E' il famoso "Trono Ludovisi", conservato a palazzo Altemps, sede del Museo nazionale romano.
Meno male. Mentre penso alla brutta figura rimediata (e impreco alla vecchiaia), ecco che, come per incanto, nella mente recupero non solo il ricordo del bassorilievo, favorito ovviamente dalla fotografia, ma anche la vivace querelle che esso suscitò tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, quando Federico Zeri ne contestò l’autenticità. 
La lastra di marmo, raffigurante Afrodite che nasce dal mare, sollevata da due figure femminili (per alcuni, invece, si tratta di Persefone che risale dagli inferi),  fu scoperta “una domenica senza testimoni del 1887 nei lavori di Villa Ludovisi (corrispondente agli Horti Sallustiani)” e divenne subito uno dei pezzi più importanti della collezione Boncompagni Ludovisi. Secondo gli esperti, essa risale al quinto secolo a. C. e proviene dalla Magna Graecia, in particolare da Locri, dove pare rivestisse il pozzo sacrificale del santuario a lei dedicato.
Zeri – studioso autorevole e abile scopritore di falsi - sosteneva che il “Trono Ludovisi” era opera di un abile copista del 1800, sul quale egli stava conducendo un'indagine complessa, allo scopo di identificarlo, e vi trovava evidenti affinità con un altro “trono”, che pure giudicava falso,  esposto nel museo of Fine Arts di Boston.  "Ma non vedete – esclamò in una trasmissione televisiva - che Afrodite  ha un petto da popolana?".
Quando riferisco queste cose all'amico belga, che è un affermato ginecologo, oltre che fotografo e appassionato d’arte, egli non rinuncia a fornirmi una sua valutazione di carattere professionale: i seni di una donna sono impiantati, da ciascun lato dello sterno, sul muscolo pettorale. Quando una donna alza le braccia posizionandole a 45 gradi, come nel caso della figura scolpita nel marmo, i muscoli pettorali spingono i seni in alto e all'infuori. Ed è ciò che si rileva, in modo molto realistico, nel “Trono Ludovisi”. Perciò, viva Afrodite. Altro che petto da popolana!

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