venerdì 26 aprile 2013

AMALFI, DOLORE PER LA SCOMPARSA DI DON ANDREA COLAVOLPE

Voglio ricordare don Andrea Colavolpe, deceduto oggi, con questa foto dell'amico Nicola Gambardella, fotografo-testimone di tutti gli avvenimenti amalfitani. La prendo da Facebook. Si riferisce alla recente venuta ad Amalfi dei vescovi della Campania. Qui don Andrea, parroco emerito della cattedrale, è col cardinale Crescenzio Sepe, che sta verificando la presenza della "manna" nelle ampolline custodite presso la tomba dell'apostolo. Un "miracolo" al quale noi amalfitani teniamo molto.
Don Andrea lo conoscevo da quando ero ragazzino. Lui, nato nel 1929, di sei anni più grande di me. Mi torna nella mente la sua immagine di quando prese la strada del seminario.  Poi  quelle della ordinazione sacerdotale e della nomina a parroco, funzione che ha svolto fino a cinque anni fa quando dovette lasciare per limiti di età. Una traccia indelebile nella storia della comunità amalfitana. L'ho incontrato l'ultima volta sabato scorso, in cattedrale, in occasione delle esequie della signorina Amodio. Aveva partecipato alla messa, officiata dall'arcivescovo, rimanendo quasi costantemente in piedi, addossato al pilastro destro della navata centrale più vicino all'area presbiteriale. Alla comunione, aveva preso l'ostia dalle mani del presule.
Al termine della celebrazione, gli sono andato incontro. L'ho salutato con il consueto affetto (è stato, fino a quando mi sono trasferito da Amalfi, un punto di riferimento anche per me), ricambiato. Mi è sembrato brillante, come al solito, e anche in buona forma fisica, nonostante gli anni. Il suo sorriso, quel sorriso col quale mi accoglieva sempre, non lo dimenticherò.
Perciò, la notizia della  scomparsa, che ho ricevuto per telefono in tempi rapidissimi, mi ha colto di sorpresa. Quasi non ci credevo, poi sono andato a controllare su Facebook dove già erano state postate le prime commosse e commoventi testimonianze. La telefonata dell'amico Carmine Pecoraro, dal Roma, non s'è fatta attendere. "Mi dai la notizia in trenta righe?". Malvolentieri, per l'angoscia e il turbamento che provavo in quel momento, ho scritto:
Il card. Sepe e, a destra, don Andrea Colavolpe (foto Nicola Gambardella)
La Chiesa di Amalfi è in lutto. Si è spento don Andrea Colavolpe, che è stato, per lunghissimi anni, parroco della cattedrale, facendosi carico della formazione di intere generazioni. Era nato nel 1929. Colto da malore nella mattinata, e prontamente assistito, era stato trasportato in elicottero all’ospedale di Salerno, dove le sue condizioni si sono rapidamente aggravate fino al decesso, avvenuto nel pomeriggio. I mesti rintocchi della campana del duomo ne hanno dato l’annuncio alla cittadinanza, che l’ha accolto prima con incredulità, poi con sgomento.  Contemporaneamente la notizia si è diffusa attraverso il web e sui network si sono susseguite le testimonianze di affetto da parte di coloro che lo conoscevano e gli volevano bene. Con “La voce del Pastore”, il giornale della parrocchia da lui fondato oltre mezzo secolo fa, don Andrea aveva creato  – lo ha sottolineato un emigrato amalfitano su Facebook -  “l'anello di congiunzione tra la Comunità amalfitana e noi figli lontani della stessa terra, tenendoci aggiornati sugli eventi e sui nostri concittadini”. Era uomo di fede, infaticabile operaio nella vigna del Signore, ma anche di profonda cultura. Le sue omelie si facevano apprezzare per la chiarezza delle idee, la profondità religiosa e la ricchezza dei contenuti. Don Andrea Colavolpe era, altresì, scrittore forbito, appassionato ricercatore di patrie memorie. A parte gli articoli e i saggi pubblicati sul suo giornale, vanno ricordate due  opere frutto di attenta e documentata ricerca storico-archivistica:  una, dedicata al venerato arcivescovo monsignor Ercolano Marini; l’altra, al santo patrono di Amalfi, l’apostolo Andrea, al quale era particolarmente devoto. In chi lo ha frequentato resta bene impresso un suo detto: “Meglio cinque minuti prima che un minuto dopo”. Era un modo per spingere i fedeli ad essere puntuali nella partecipazione alla messa e alle altre funzioni religiose. Don Andrea è ricordato ancora come “grande camminatore”:  e non solo per le passeggiate che amava fare, ma soprattutto per lo zelo che lo portava al capezzale di persone malate e bisognose di assistenza.  “Quanto amore profuso in sessant’anni di sacerdozio – scrive il Foglio Costa d’Amalfi. – Amore elargito a piene mani… Don Andrea ha offerto sempre paterno conforto, manifestando in ogni caso sensibilità e attenzione.” Se ne sentirà a lungo la mancanza.
Alla mia età preferirei dare notizie liete. Invece...  Mi accorgo che, intorno, comincia a farsi il vuoto. C'è una generazione, la mia, prossima al "rompete le righe". Come dice il Vangelo di Matteo? "Et vos estote parati quia qua nescitis hora, Filius hominis venturus est". Mi tengo pronto. Sia fatta la volontà di Dio.



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