lunedì 8 aprile 2013

BARBARA BOUCHET SELEZIONATA DAL MUSEO MACIA PER LA MOSTRA NEL PALAZZO MERATI A VENEZIA



Barbara Bouchet - riferisce il comunicato stampa firmato da Daniela Lombardi - è "un nome, una garanzia". Condivido, eccome. Ho avuto modo di conoscerla il 6 luglio 1993,  in occasione di una manifestazione ad Amalfi. Eravamo a cena, in una folta tavolata all'hotel Luna, c'era anche mia moglie, avemmo modo di dialogare per un  po' di tempo. Il ricordo che conservo è quello di una donna affascinante, intelligente, brillante, dotata di un humour  tipicamente... partenopeo.
Certo, la conoscevo come attrice bellissima, dotata di forte sex appeal. Leggo che  si sta affermando anche come pittrice. Il Museo Macia del Costarica, per la Mostra che  si terrà a giugno e luglio nello splendido Palazzo Merati a Venezia, ha selezionato le sue opere ritenendole particolarmente rappresentative nel contesto dell’arte contemporanea. Lo confesso, non sapevo di questa nuova attività. 
I suoi quadri racchiudono “le preziose geometrie del colore”. Lo sottolinea il critico Paolo Levi, che aggiunge: “Il quadro è un soggetto magico, e come tale, secondo i canoni del Cubismo, è immerso in uno spazio  indefinito. Queste considerazioni sono quanto mai utili per spiegare le ricerche compositive di questa gentile signora cecoslovacca, italiana d’adozione, che si dedica all’arte in parallelo, ma con uguale dedizione, alla sua felice professione di attrice. I suoi lavori sono di una rigorosa purezza geometrica e,  a  volte, alludono alla figurazione. Entrambi i momenti mi affascinano per la serenità che emanano. In queste sue ricerche, la pittrice evita il facile utilizzo di moduli fissi con variabili. Sono occasioni compositive non casuali, momenti emblematici dove Barbara Bouchet non ripete mai se stessa, optando per una ricerca severa. Opera realizzando puzzles di geometrie euclidee, attraverso contrappunti cromatici atonali e armoniosi, accostando le cromie di base, ed evitando i contrasti. Non comunica i retorici messaggi esistenziali di molti artisti astratti del passato, privilegiando piuttosto la concretezza dell’immagine fatta di angoli retti, di semicurve, di segni e di segnali ben inseriti nello spazio della composizione. Definirei queste ricerche come il bel risultato di una costruzione ragionata. La sua sperimentazione visiva è tanto più accattivante quanto più si esercita sull’economia di pochissimi elementi ottici che si traducono in momenti cromatici prospettici, organizzati e conclusi come le note di uno spartito musicale. Evitando l’utopico gioco dei piani, la Bouchet guarda soprattutto all’essenzialità del colore. Esaminando con accortezza queste sue ricerche asettiche, ci si avvede di un percorso sperimentale che, partendo da spunti soggettivi e autobiografici, è approdato per sottrazione, ad una ricerca oggettiva. Le forme si sono via via alleggerite, perché la coscienza fatta di ragione ha portato la pittrice a costruire la bellezza dell’armonia e la purezza cromatica racchiudendole entro una forma sempre più espressivamente sintetica e responsabilmente strutturata".

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