venerdì 17 maggio 2013

SALERNO, LA VISITA AL CASTELLO DI ARECHI E I TALISMANI DI CARLO LOFFREDO


L’occasione dell’anteprima della mostra di Carlo Loffredo mi ha dato l’opportunità di tornare al Castello di Arechi, a Salerno, dove mancavo da molti anni. Ringrazio Barbara Cussino, dirigente del settore Biblioteche e Musei della Provincia, e la collega Erminia Pellecchia per avermici condotto, quasi a forza (ovvio, sto scherzando), vincendo la pigrizia che mi contraddistingue in questi ultimi tempi.
Mi ha sorpreso, piacevolmente, la presenza di tanti bambini – scolaresche ordinate, accompagnate dalle maestre – e la loro attenzione ad ascoltare il racconto delle vicende storiche che hanno avuto come protagonista l’antico maniero. 
Dal Castello, dove Ugo Foscolo ambientò la Ricciarda, “una tragedia tutto amore, e terribile per contrasti di pietà e di ferocia, e di affetti d'amicizia, d'amore, di fraternità”, si gode il più bel paesaggio di Salerno, dominato ora dalle forme, mastodontiche (o maestose?), del Crescent e della nuova piazza della Libertà. Certo che, dall'alto, l’impatto lascia alquanto perplessi. Il giudizio, però, va rimandato a opera compiuta.
L’ho già scritto. Il tema dominante della esposizione di Loffredo, dal titolo emblematico, “Talisman”, è la superstizione, concentrata tutta (o quasi) sul cornetto rosso fuoco, l’amuleto antimalocchio simbolo della napoletanità: che la tradizione vuole rigorosamente di corallo e da ricevere in regalo, mai da acquistare. Altrimenti perderebbe la sua efficacia. 
Qui ce ne sono, sagomati,  di ogni misura e di ogni foggia: alcuni a segnare il camminamento, sulla pietra grezza del pavimento,di una cella sotterranea, altri che pendono dalle volte. E poi i dipinti alle pareti: nei quali si vede sempre un corvo – animale che, nei miti celtici, viene associato a sciagura o cattivo presagio - nell’atto di afferrarli col becco. Volendo dare un significato attuale alla scena, viene subito da pensare a certi diktat che il nostro disastrato paese è costretto a subire dalla Germania di Angela Merkel, o dai vertici dell’Unione Europea. Ma mi sa che - con la crisi inarrestabile che ci attanaglia - in questo caso non esiste talismano che possa servire.
Ci sono pure corni associati a code di pesce, che nella cultura tunisina hanno valore di portafortuna. E alcune installazioni: grosse figure umane, nere – con le ali spalancate, disseminate di corni che via via si dissolvono –, a rappresentare le ingiustizie del mondo che circonda e che la scaramanzia da sola non potrà mai cambiare. 
Loffredo, napoletano,  ha al suo attivo numerose partecipazioni a eventi nazionali e internazionali. Ha esposto a Roma, Venezia, Napoli, Bastia, Montecarlo, Parigi; i recenti progetti lo hanno visto protagonista presso i musei di Castel Sant'Angelo in Roma, il Dar Bach Amba di Tunisi, la Fondazione Orestiadi di Gibellina, il St. James Cavalier - Centre ForCreativity de La Valletta. E’ impegnato  anche come illustratore nel campo dell'editoria. Da gennaio 2011 è in libreria la sua prima biografia artistica "La gatta morta", Paparo Edizioni.
La mostra rimarrà aperta fino al 25 maggio.

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