lunedì 16 aprile 2012

GRIDO D'ALLARME DAL CAM - MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA DI CASORIA


Dal CAM - Museo di Arte Contemporanea di Casoria, nel cuore della notte, ricevo  questo messaggio. Lo pubblico così come m'è pervenuto. Ne trascrivo qui l'incipit:
 "Come annunciato, il CAM, il museo di arte contemporanea di Casoria, inizia a bruciare le opere d'arte della sua collezione permanente. Secondo quanto asserisce il direttore Antonio Manfredi, che per primo ha sacrificato a marzo la sua opera che ha partecipato alla Biennale di Venezia, 'le 1000 opere di arte contemporanea internazionale che il CAM custodisce andrebbero ugualmente verso la distruzione per l'indifferenza delle istituzioni..."
Spero si tratti solo di una provocazione. Forte, decisa, capace di scuotere le coscienze e di lasciare il segno.
Ricordo solo che il CAM è nato nel 2005, in un territorio sotto tanti aspetti difficile,  con l'obiettivo ambizioso di diventare "un luogo in cui si produce cultura e ricerca, si fa didattica, si stimola una esperienza ermeneutica della contemporaneità, si visualizza la creatività, si conosce e pratica la complessità estetica attuale". Negli anni - dichiara il direttore-fondatore Antonio Manfredi - "sono state fatte convenzioni con scuole e università, dalla Federico II e dal Suor Orsola Benincasa di Napoli all'Accademia di Belle Arti di Bologna"
"Senza soldi -  recita un antico proverbio - non si cantano messe". Purtroppo, in questo paesa, quando c'è da apportare tagli ai bilanci (dello Stato, delle regioni, dei comuni), a rimetterci le penne è sempre la cultura.  A Napoli è già andato in crisi il Madre (Museo d'Arte contemporanea DonnaREgina). Non è concepibile che ci sia tanta attenzione per l'effimero (compresa l'America's cup) e non ce ne sia  per un museo, che pure è una "struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio"   (ved. l’articolo 101 del Codice italiano dei Beni Culturali e del Paesaggio D.Lgs. 42/2004).
Non voglio credere che i destinatari dell'appello-denuncia, dal presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo Doris Pack al ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi, fino al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, possano restare indifferenti. Intervengano, dunque,  senza tentennamenti, senza perdita di tempo.





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