domenica 1 aprile 2012

MALEDETTO PETROLIO! IL PERICOLO DI TRIVELLAZIONI INCOMBE SUL VALLO DI DIANO


Maledetto petrolio! La Shell, se qualcuno non la ferma, è pronta a effettuare trivellazioni in un’area di 21000 ettari, contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Vale a dire, un territorio che si caratterizza per il rilevante interesse ambientale, la vocazione agricola e zootecnica, la ricchezza di risorse idriche al servizio di un centinaio di comuni, e per la presenza di due aree protette  (il fiume Sele e i monti della Maddalena) e  di un sito di eccezionale importanza storico-artistica, già dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco (mi riferisco alla Certosa di Padula). Questo territorio, peraltro ad elevato rischio sismico, è al confine tra Campania e Basilicata e comprende i comuni di Atena Lucana, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano e Teggiano (in provincia di Salerno) e Brienza, Marsico Nuovo, Paterno, Tramutola (in provincia di Potenza).
Il problema s’era posto già nel 1997 quando un’altra compagnia petrolifera, la Texaco, voleva aprire un pozzo  a ridosso di una montagna facente parte dei monti della Maddalena. La ferma opposizione delle amministrazioni locali e dei cittadini scongiurò il pericolo.
La Certosa di Padula (foto: comune.padula.sa.it)
Senonché il governo in carica, presieduto da Mario Monti, col decreto-legge n. 5 del 9 febbraio scorso, recante "disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo", ha reso molto più agevole l'iter procedurale anche in un settore così delicato, qual è quello delle ricerche petrolifere. Ne ha subito approfittato la Shell che, pochi giorni dopo, ha presentato alla Regione Campania e ai comuni interessati la richiesta per compiere esplorazioni nel sottosuolo.
Il Comitato No Petrolio nel Vallo di Diano non ha mancato di farsi sentire, richiamando le parti in causa al rispetto della Costituzione, laddove sancisce che lo stato deve tutelare l’ambiente:  “L’ipotesi di impiantare questo tipo di attività in un  contesto come quello del Vallo di Diano, abbondantemente antropizzato con una importante valenza ambientale e culturale e con una così importante presenza di risorse idriche – ha denunciato -, equivale a compiere un disastro ecologico e procedere verso lo sterminio delle popolazioni locali”.
Occorre, secondo me, una mobilitazione forte: come avvenne negli anni ottanta, quando la Elf voleva installare le sue piattaforme nello specchio di mare antistante la Costiera amalfitana.  Scesero in campo tutti, proprio tutti: Comunità montana, comuni, istituzioni culturali, imprenditori, lavoratori, studenti, casalinghe, pensionati,  come pure le associazioni ambientaliste e  i rappresentanti politici del territorio alla Camera dei deputati, al Senato, alla Regione. La questione, dopo aver percorso  le strade della giustizia amministrativa, approdò  in parlamento. Il 9 gennaio 1991, finalmente, fu approvata una legge che vieta “prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle acque del Golfo di Napoli, del Golfo di Salerno e delle Isole Egadi", riconoscendo l'alto valore paesaggistico e ambientale dei luoghi. Quella vittoria è celebrata in un pannello di ceramica, opera dell’artista portoghese Manuel Cargaleiro,  collocato sulla parete esterna della chiesa di san Nicola ad Amalfi, dal titolo “Io preferisco i fiori”.
Ho voluto ricordare la vicenda affinché se ne traggano stimoli, nel Vallo di Diano, per portare avanti la nuova battaglia. Il mio auguro è che si ottenga lo stesso risultato.

Nessun commento:

Posta un commento